I dirottatori sono ancora vivi, lo dice la BBC

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Ultimo aggiornamento: 9 novembre 2006.

Indice della sezione 11/9 - Pagina base di Attivissimo.net

Introduzione

Vi sono sostenitori delle ipotesi di complotto (per esempio 911 Subito, mostrato qui a destra) che affermano che i dirottatori indicati dalla versione ufficiale come piloti suicidi negli attentati dell'11 settembre sono in realtà ancora vivi e che pertanto le identità dichiarate dal governo USA sono false. Di conseguenza, le cose sono andate ben diversamente da come afferma la versione ufficiale. In altre parole, c'è un complotto, è il governo USA lo sa o ne è addirittura l'organizzatore.

La principale fonte di queste affermazioni è un articolo della BBC del 23 settembre 2001, che riferisce appunto che alcune delle persone che l'FBI ha indicato come attentatori suicidi sono vive e vegete. Lo traduco e cito per intero qui sotto:

I "sospettati" dei dirottamenti sono vivi e vegeti - Un altro degli uomini il cui nome è stato indicato dall'FBI come dirottatore negli attacchi suicidi contro Washington e New York è comparso vivo e vegeto. Le identità di quattro dei 19 sospettati accusati di aver effettuato gli attacchi sono ora in dubbio.

Il pilota saudita Waleed Al Shehri era una delle cinque persone che, stando alle dichiarazioni dell'FBI, aveva intenzionalmente schiantato il Volo 11 della American Airlines contro il World Trade Center l'11 settembre. La sua foto è stata resa pubblica e da allora è comparsa nei giornali e in televisione in tutto il mondo. Ora questa persona dichiara con forza la propria innocenza da Casablanca, in Marocco.

Ha dichiarato ai giornalisti che non c'entra affatto con gli attacchi a New York e Washington e che era in Marocco quando si sono verificati. Ha contattato le autorità saudite e quelle statunitense, secondo quanto riferisce la stampa saudita. Ammette di aver frequentato una scuola di volo a Daytona Beach, negli Stati Uniti, e di essere lo stesso Waleed Al Shehri al quale ha fatto riferimento l'FBI. Tuttavia dichiara di aver lasciato gli Stati Uniti a settembre dell'anno scorso, di essere diventato un pilota per le linee aeree saudite e di frequentare attualmente un corso di ulteriore addestramento in Marocco.

Anche Abdulaziz Al Omari, un altro dei sospettati di dirottamento del Volo 11, è stato citato in articoli dei media arabi. Dice di essere un tecnico della Saudi Telecoms e di aver smarrito il proprio passaporto mentre studiava a Denver. Un altro uomo con esattamente lo stesso nome è comparso sulle pagine del giornale in lingua inglese Arab News. Il secondo Abdulaziz Al Omari è un pilota per le linee aeree saudite, secondo queste notizie.

Nel frattempo, l'Asharq Al Awsat, un giornale in lingua araba con sede a Londra, dice di aver intervistato Saeed Alghamdi, elencato dall'FBI come dirottatore sul volo United schiantatosi in Pennsylvania.

Vi sono inoltre indicazioni che anche un altro sospettato, Khalid Al Midhar, possa essere ancora vivo.

Il direttore dell'FBI, Robert Mueller, ha ammesso giovedì che l'identità di più di uno dei dirottatori suicidi è in dubbio.



Hijack 'suspects' alive and well - Another of the men named by the FBI as a hijacker in the suicide attacks on Washington and New York has turned up alive and well. The identities of four of the 19 suspects accused of having carried out the attacks are now in doubt.

Saudi Arabian pilot Waleed Al Shehri was one of five men that the FBI said had deliberately crashed American Airlines flight 11 into the World Trade Centre on 11 September. His photograph was released, and has since appeared in newspapers and on television around the world. Now he is protesting his innocence from Casablanca, Morocco.

He told journalists there that he had nothing to do with the attacks on New York and Washington, and had been in Morocco when they happened. He has contacted both the Saudi and American authorities, according to Saudi press reports. He acknowledges that he attended flight training school at Daytona Beach in the United States, and is indeed the same Waleed Al Shehri to whom the FBI has been referring. But, he says, he left the United States in September last year, became a pilot with Saudi Arabian airlines and is currently on a further training course in Morocco.

Abdulaziz Al Omari, another of the Flight 11 hijack suspects, has also been quoted in Arab news reports. He says he is an engineer with Saudi Telecoms, and that he lost his passport while studying in Denver. Another man with exactly the same name surfaced on the pages of the English-language Arab News. The second Abdulaziz Al Omari is a pilot for Saudi Arabian Airlines, the report says.

Meanwhile, Asharq Al Awsat newspaper, a London-based Arabic daily, says it has interviewed Saeed Alghamdi. He was listed by the FBI as a hijacker in the United flight that crashed in Pennsylvania.

And there are suggestions that another suspect, Khalid Al Midhar, may also be alive.

FBI Director Robert Mueller acknowledged on Thursday that the identity of several of the suicide hijackers is in doubt.

Alcuni hanno interpretato questa notizia come una prova della teoria secondo la quale i veri attentatori non sarabbero quelli indicati dall'FBI e che sarebbero invece (a seconda delle ipotesi) israeliani o agenti della CIA o addirittura non esisterebbero in quanto gli aerei erano radiocomandati.

L'indagine

La teoria di complotto potrebbe essere confermata in un modo molto semplice: mostrando almeno uno dei dirottatori che si afferma essere ancora vivi. Il fatto che finora nessuno sia riuscito a farlo suggerisce fortemente che la teoria di complotto sia fallata.

Di fronte a questa considerazione, a volte si obietta che i dirottatori sono sì ancora vivi, ma si devono nascondere per sfuggire a chi li vuole eliminare, appunto perché costituiscono una prova cruciale del complotto e quindi non è possibile mostrarli. Tuttavia questa giustificazione non regge, perché sarebbe molto semplice far pervenire alle reti televisive un video con una chiara prova di datazione, come già fatto in moltissime altre circostanze con altri personaggi altamente ricercati (le alte gerarchie di Al Qaeda e di molti altri gruppi terroristici, per esempio). Non regge neppure la giustificazione che se anche si facesse un video del genere, le reti televisive si rifiuterebbero di mostrarlo: ci sono molti paesi che avrebbero forti interessi a presentare le prove di un grande complotto, e ci sono i tanti siti complottisti che ospiterebbero più che volentieri uno scoop così clamoroso.

Lasciando da parte queste considerazioni di base, vediamo per scrupolo cosa c'è dietro le "prove" presentate dai complottisti.

Andando a leggere l'articolo della BBC solitamente citato dai sostenitori dell'ipotesi dei terroristi ancora vivi, si scopre che è corredato da una nota a fondo pagina, che lo collega ad un aggiornamento di ottobre 2006. Questo aggiornamento spiega chiaramente che l'articolo fu scritto nei giorni immediatamente successivi agli attentati, quando le indagini erano ancora all'inizio, e che è obsoleto e rimane pubblicato solo per completezza d'archivio, con un unico piccolo cambiamento (una didascalia modificata per chiarezza).

La BBC segnala inoltre i numerosi articoli successivi che correggono quello citato dai complottisti:

In seguito abbiamo pubblicato articoli riguardanti la lista dei dirottatori, rendendo così obsoleto l'articolo precedente. Negli anni che sono intercorsi abbiamo inoltre riferito dettagliatamente sulle indagini riguardanti gli attacchi, sulla commissione sull'11 settembre e sul suo rapporto. [...] Per rendere tutto questo più chiaro, abbiamo apportato una piccola modifica all'articolo originale: sotto la foto fornita dall'FBI di Waleed al Shehri abbiamo aggiunto le parole "Una persona di nome Waleed Al Shehri..." per indicare nel modo più chiaro possibile che vi era confusione sulla sua identità. Il resto dell'articolo rimane in archivio così com'era, a titolo di traccia documentale della situazione dell'epoca.

We later reported on the list of hijackers, thereby superseding the earlier report. In the intervening years we have also reported in detail on the investigation into the attacks, the 9/11 commission and its report. [...] In an effort to make this clearer, we have made one small change to the original story. Under the FBI picture of Waleed al Shehri we have added the words "A man called Waleed Al Shehri..." to make it as clear as possible that there was confusion over the identity. The rest of the story remains as it was in the archive as a record of the situation at the time.

L'aggiornamento della BBC chiarisce inoltre che l'FBI non ha più i dubbi che aveva ammesso inizialmente sull'identità degli attentatori:

Di recente abbiamo chiesto all'FBI una dichiarazione, che al momento attuale è quanto di più prossimo si possa avere a un punto di vista definitivo: "L'FBI è sicura di aver identificato con certezza i diciannove dirottatori responsabili degli attacchi terroristici dell'11/9. Inoltre l'indagine sull'11/9 è stata riesaminata esaurientemente dalla Commissione Nazionale sugli Attacchi Terroristici contro gli Stati Uniti e dall'Inchiesta Congiunta della Camera e del Senato. Nessuno di questi riesami ha mai sollevato dubbi sull'identità dei diciannove dirottatori.

We recently asked the FBI for a statement, and this is, as things stand, the closest thing we have to a definitive view: "The FBI is confident that it has positively identified the nineteen hijackers responsible for the 9/11 terrorist attacks. Also, the 9/11 investigation was thoroughly reviewed by the National Commission on Terrorist Attacks Upon the United States and the House and Senate Joint Inquiry. Neither of these reviews ever raised the issue of doubt about the identity of the nineteen hijackers."

Lo stesso aggiornamento spiega le ragioni dei dubbi iniziali sulle identità dei dirottatori:

La confusione a proposito dei nomi e delle identità che descrivemmo nel 2001 può essere sorta perché si trattava di nomi arabi ed islamici comuni.

The confusion over names and identities we reported back in 2001 may have arisen because these were common Arabic and Islamic names.

Trattandosi appunto di nomi arabi ed islamici comuni, è chiaro che il rischio di omonimie era significativo. Sicuramente esistono altre persone che hanno lo stesso nome e cognome degli attentatori nominati dall'FBI, così come in Italia esistono gli omonimi di Alberto Brambilla. La questione si complica ulteriormente se si considera che i dirottatori hanno usato numerosi nomi differenti e che non esiste un modo univoco per traslitterare nell'alfabeto latino i suoni della lingua araba; infatti i loro nomi compaiono in varie versioni e grafie, rendendo ancora più facile l'equivoco. Da qui la cautela e le segnalazioni iniziali di persone aventi lo stesso nome dei terroristi ed ancora in vita.

L'omonimia sembra assai più plausibile se si trasferisce la notizia in un contesto italiano, più familiare: immaginate che l'FBI dichiari che uno degli attentatori era un italiano di nome Giovanni Colombo. Se salta fuori un signore che si chiama Giovanni Colombo e dice "ma veramente io sono ancora vivo", vi viene da pensare che l'FBI abbia mentito oppure che di Giovanni Colombo ce ne possa essere più di uno?

Notizie di terza mano, nessuna identificazione fotografica

C'è un'altra considerazione importante da fare riguardo le fonti dell'articolo della BBC. Come spiega un articolo di Der Spiegel, l'articolo della BBC che ha dato vita alla teoria dei terroristi non morti si basa esclusivamente su notizie provenienti da Arab News, che a sua volta attingeva al giornate Asharq Al-Awsat. La BBC non intervistò mai direttamente le persone indicate nell'articolo, ma si limitò a riportare notizie di terza mano.

Cosa ancora più importante, l'articolo della BBC è datato 23 settembre 2001, mentre l'FBI divulgò le foto dei terroristi soltanto il 27 settembre 2001, ossia quattro giorni dopo la pubblicazione dell'articolo. Nel momento in cui fu scritto quell'articolo, insomma, tutto quello che era stato divulgato sull'identità dei terroristi era un semplice elenco di nomi, senza fotografie abbinate, benché alcuni documentari complottisti affermino (senza prove) che le foto furono pubblicate subito insieme ai nomi dei terroristi. Ma le foto circolanti prima del 27/9 non erano state divulgate dall'FBI, bensì quelle reperite dai giornalisti, che potevano coincidere o meno con quelle ufficiali.

In queste condizioni, avendo soltanto un nome di traslitterazione incerta, senza foto abbinata, era abbastanza facile prendere un granchio intervistando, per esempio, un Waleed Al-Shri al posto di un Al-Shehri (e infatti Al-Shri è il nome corretto del Waleed ancora vivo che ora fa il pilota), oppure intervistando uno delle migliaia di Said Al-Ghamdi (nome comunissimo, a detta di Der Spiegel) e scoprire che era giustamente inorridito di vedere il proprio nome additato come quello di un terrorista morto.

In altre parole, nell'esaminare le varie teorie di complotto che prevedono terroristi non morti, è importante tenere presente che qualsiasi fonte che risalga a prima del 27 settembre 2001 non aveva accesso alle fotografie ufficiali dei terroristi e quindi si basa esclusivamente sui nomi elencati ufficialmente, che hanno molte grafie e traslitterazioni equivalenti. E questo rende tutte queste fonti pre-fotografiche pressoché totalmente inattendibili.

Conferme del governo saudita e di video pro-terrorismo

Anche il governo saudita, dopo aver respinto inizialmente con indignazione l'idea che i dirottatori fossero in gran parte suoi cittadini, ha riconosciuto le identità e cittadinanze fornite dall'FBI e informato i familiari, come dichiarato direttamente dal ministro degli interni saudita il 6 febbraio 2002 e riferito da USA Today.

C'è inoltre un video che elogia i 19 terroristi, definendoli "19 martiri", e li identifica con foto e nomi. Una copia è conservata qui: qui sotto ne vedete un fotogramma.

In mancanza di prove, si fabbricano

Bisogna anche tenere presente che alcuni siti complottisti non esitano a pubblicare traduzioni false pur di accreditare la propria teoria. Per esempio, il già citato 911 Subito cita questa "prova" dicendo che è una frase tratta da un articolo della BBC (l'evidenziazione è mia):

"I funzionari dell'Ambasciata Saudita a Washington hanno cambiato la sua identità. Dicono che un ingegnere elettrico saudita di nome Abdul Aziz Alomari fu derubato del passaporto e di altri documenti nel 1996 a Denver, quando era uno studente, e segnalò il furto alla polizia."

In realtà la BBC, nell'articolo citato, non dice affatto che gli è stata cambiata l'identità:

Saudi Embassy officials in Washington have challenged his identity. They say a Saudi electrical engineer named Abdulaziz Alomari had his passport and other papers stolen in 1996 in Denver when he was a student and reported the theft to police there at the time (schermata dell'articolo).

In inglese, "challenged" non significa "cambiato", ma "messo in dubbio", e questo disinvolto quanto favorevole errore cambia completamente il senso della citazione, creando dal nulla il mistero di un'identità alterata. I funzionari stanno dicendo infatti che non sono sicuri di aver identificato correttamente l'Abdulaziz Alomari indicato (a quell'epoca soltanto per nome, senza foto) dall'FBI, e aggiungono che esiste un Abdulaziz Alomari al quale furono rubati il passaporto e altri documenti nel 1996, ipotizzando quindi che vi possa essere stato un furto d'identità oppure un'omonimia. Tutto qui.

Le manipolazioni pro-complottismo di 911 Subito non sono finite: anche la citazione "Abdul Rahman Alomari è vivo ed è un pilota della Saudi Arabian Airlines", visibile in basso nella schermata mostrata qui sopra, è falsa. La fonte indicata (un articolo della BBC datato 23/9/2001, quindi pre-rilascio delle foto) dice infatti una cosa ben diversa (l'evidenziazione è mia):

"The second Abdulaziz Al Omari is a pilot for Saudi Arabian Airlines, the report says." (schermata)

Traduco: "Il secondo Abdulaziz Al Omari è un pilota delle linee aeree saudite, dice il rapporto". In altre parole, 911 Subito ha aggiunto il secondo nome (Rahman) e la precisazione "è ancora vivo", ma soprattutto ha "dimenticato" quel "second" ("secondo") che cambia radicalmente il senso della frase: infatti la BBC non sta dicendo che l'Abdulaziz Al Omari indicato dall'FBI è ancora vivo e fa il pilota, come sembrerebbe dalla citazione confezionata da 911 Subito, ma sta dicendo che si sono fatte avanti due persone che hanno quello stesso nome, e che quindi c'è chiaramente in gioco una questione di omonimia.

In conclusione

Alla luce di tutti questi dati, e poiché in tutti questi anni intercorsi neanche uno dei terroristi ipoteticamente ancora vivi si è ripresentato, neppure sotto forma di foto o video, è abbastanza evidente che le teorie di complotto sono fondate soltanto sulle informazioni confuse che circolavano nei giorni immediatamente successivi all'attacco, oltre che sull'ostinazione o malafede di chi non va a controllare se vi sono stati successivi aggiornamenti alle frammentarie notizie iniziali e manipola le fonti.

Per ulteriore scrupolo, ecco comunque qualche notizia più aggiornata sull'identificazione dei terroristi solitamente indicati come ancora vivi, tratta da 911myths.com, che cita per ciascun nominativo le fonti dirette delle notizie.

Abdulaziz Al-Omari (Volo 11)

Come dettagliato sopra, già nell'articolo della BBC è evidente la confusione dei giorni nei quali fu redatto: ci sono addirittura due pretendenti al ruolo di Al-Omari. Uno dice di essere un tecnico della Saudi Telecoms, l'altro è un pilota per le linee aeree saudite. Chiaramente non possono entrambi essere il dirottatore ritenuto ancora vivo, e guarda caso i due ancora vivi non asssomigliano affatto a quello indicato dall'FBI. Maggiori dettagli sono disponibili nell'apposita indagine di 911myths.com.



Questo è l'Al-Omari indicato dall'FBI.



Questo è l'Al-Omari scovato da Arab News (fonte: BBC).



Questo è l'Al-Omari scovato dalla CNN prima del 21/9/2001.

Ahmed Al-Nami (Volo 93)

La fonte usata solitamente per affermare che Al-Nami è ancora vivo è questo articolo del Telegraph, datato 23 settembre 2001 (quindi, anche in questo caso, prima della pubblicazione delle foto), dove però viene intervistato un omonimo.

Notizie pubblicate successivamente dai giornali arabi chiariscono che il dirottatore aveva dieci anni di meno dell'intervistato. I dettagli e i rimandi diretti agli articoli dei giornali sono nell'apposita indagine di 911myths.com.

Khalid Al-Midhar (Volo 77)

L'articolo della BBC parla semplicemente di "indicazioni" della sua possibile esistenza in vita. L'indagine documentata di 911myths.com fornisce tutti i dettagli, ma il concetto di base è che si tratta di altre persone che hanno (o hanno usato) lo stesso nome del dirottatore.

Mohammed Atta (Volo 11)

Nel caso di Atta, il padre ha dapprima dichiarato al Guardian di avergli parlato telefonicamente il giorno successivo agli attentati ("My son called me the day after the attacks on September 12 at around midday. We spoke for two minutes about this and that."). Ma pochi giorni dopo il padre ha detto in un'altra intervista pubblicata sul New York Times di riconoscere la foto del figlio mostrata in televisione e di temere che Mohammed sia stato ucciso e che gli siano stati rubati i documenti. Nella medesima intervista ha fatto inoltre numerose dichiarazioni anti-israeliane e antiamericane:

"Atta padre ha condito la propria conversazione con attacchi feroci contro gli Stati Uniti, una 'nazione tiranno' che ha criticato ripetutamente per il suo sostegno a Israele e per contagi morali come l'adulterio e i matrimoni omosessuali... Qualcuno come i servizi segreti israeliani sarebbe stato in grado di organizzare un simile attacco, ha detto il padre.

"The elder Atta laced his conversation with fierce attacks against the United States, a "tyrant nation" that he blasted repeatedly for supporting Israel and for moral contagions like adultery and same-sex marriage... Someone like Israel's intelligence agency had the capacity to organize such an attack, the father said."

E' strano che in questa seconda intervista il padre di Atta non faccia alcun riferimento alla telefonata che diceva di aver ricevuto dal figlio il giorno successivo agli attentati e che non solo proverebbe la sua esistenza in vita, ma non darebbe alcun motivo di preoccuparsi di un assassinio del figlio per rubargli i documenti. Un delitto del genere avrebbe avuto senso soltanto prima degli attentati.

Maggiori dettagli sono nell'indagine di 911myths.com.

Said Al-Ghamdi (Volo 93)

Il già citato articolo di Der Spiegel indica che il giornalista che intervistò una persona di nome Said al-Ghamdi a Tunisi si chiama Mohammed Samman: quando gli fu mostrata successivamente una foto del Said Al-Ghamdi indicato dall'FBI (mostrato qui accanto), ammise che non somigliava affatto alla persona che aveva intervistato.

L'indagine di 911myths.com fornisce qualche dettaglio in più.

Salem Al-Hazmi e Nawaf Al-Hazmi (Volo 77)

Anche in questo caso, la fonte della presunta esistenza in vita è un articolo del Telegraph britannico, che risale a prima della pubblicazione delle foto dei dirottatori, mostrati qui accanto nelle foto fornite dall'FBI; Salem è a sinistra, Nawaf a destra.

L'articolo del Telegraph parla di un Salem Al-Hamzi (notare la grafia, con M e Z trasposte), di 26 anni, che non è mai stato negli Stati Uniti e stranamente non menziona l'analoga identificazione di suo fratello Nawaf. Cosa peraltro piuttosto comprensibile, visto che si tratta di una persona che ha un cognome differente da quello del terrorista indicato dall'FBI.

Waleed Al-Shehri e Wail Al-Shehri (Volo 11)

Secondo un articolo del Washington Post datato 25 settembre 2001, Mohammed Ali Asgley Al Shehri, il padre di Waleed (a sinistra) e Wail (a destra), ha dichiarato al giornale Al Watan che Wail aveva problemi psicologici ed era andato a Medina a dicembre con il fratello Waleed per chiedere aiuto alle autorità religiose; ma i figli non sono più tornati da quel viaggio e lui non li ha più sentiti da allora.

Lo stesso articolo segnala che l'indicazione iniziale di Waleed come figlio di un diplomatico saudita è stata smentita.

L'indagine di 911myths.com su Waleed fornisce moltissimi dettagli che spiegano che il Waleed ancora vivo è semplicemente un omonimo la cui foto fu usata per errore dalla CNN (come riferito qui, non dall'FBI; l'analoga indagine su Wail porta a conclusioni dello stesso genere.