La truffa del Bancomat

Indagine iniziale: 30 gennaio 2003. Ultimo aggiornamento: 26 novembre 2004.

Indagini antibufala consultate dal 7/11/2003:


Il testo dell'appello

Volevo raccontarvi una cosa che mi è accaduta lo scorso sabato e di cui sarebbe meglio voi foste a conoscenza, visto che la polizia mi ha detto che si tratta della truffa del momento. Ho inserito il bancomat nello sportello per ritirare i soldi e lo sportello sembrava non riconoscere la carta, tanto che la schermata iniziale non si modificava.

Ho lottato circa 10 minuti per riavere la carta, schiacciando tutti i tasti e dando botte allo sportello. Solo alla fine la carta è venuta fuori ed insieme alla carta si è rovesciata anche la mascherina nera con la fessura per infilare la carta. Attaccato allo sportello ho notato un'altra mascherina nera (quella vera).

In sintesi la truffa si svolge in questo modo. La mascherina falsa viene attaccata sopra quella vera (e non si vede per niente). Attaccata alla mascherina falsa c'è una banda nera magnetica che va ad oscurare (una volta che la carta è inserita) tutte le cifre della carta: in questo modo lo sportello non riesce a leggere la carta e si blocca.

Mentre tu lotti per riavere la carta, un tizio ti si avvicina e ti domanda cosa sia successo. Quando tu rispondi che il sistema si è bloccato, lui prima ti consiglia di provare a digitare il codice (e nel frattempo lo memorizza) e poi - saggiamente - ti dice di ripassare il giorno dopo direttamente in banca e di ritirare la carta. Tu ti allontani e lui sfila la seconda mascherina con tutta la carta.

Quando sono andata a denunciare la cosa, la polizia mi ha detto che si tratta della truffa del momento. State attenti: se la carta si impalla, prima di andare via controllate la seconda mascherina Per fortuna nel mio caso la tessera è uscita per cui non mi è successo nulla.

Datazione

La prima segnalazione di questo appello che ho ricevuto da un lettore (grazie gefeso) è del 22 gennaio 2003. Sul Web, il primo a parlarne è stato il blog di Claudio Sabelli Fioretti (http://sabellifioretti.blogspot.com/2003_01_01_sabellifioretti_archive.html), che la cita il 24 gennaio 2003; la rivista online Cacao Elefante la riporta, inviata da un lettore, nel suo numero del 25 gennaio 2003 (http://www.mail-archive.com/cacaoelefante@alcatraz.it/msg00286.html). Le prime copie di questo appello sono comparse nei newsgroup il 27 gennaio 2003 (in particolare nel newsgroup microsoft.public.it.ie4).

Perché non è una bufala

Pur essendo priva di qualsiasi riferimento a posti o date che consentano di autenticarla in qualche modo, e pur essendo estremamente vaga nei suoi contenuti, non me la sento di classificarla come bufala fatta e finita. Dopotutto ha un certo valore come monito: truffe di questo genere accadono veramente, come riportato da alcuni giornali.

Un lettore, Alberto “bralb” del forum Rai “Internet per tutti”, ha scovato ad esempio questo articolo sul "Resto del Carlino" di giugno 2002:

“ASCOLI - Sono oltre trenta le persone rimaste vittime della classica truffa del Bancomat inceppato. E' accaduto in via Napoli e la faccenda sarebbe proseguita se l'ultimo cliente non si fosse insospettito. I ladri avevano bloccato con un nastro magnetico l'uscita della tessera e nel momento in cui il cliente cercava di riprenderla si offrivano di aiutare invitandolo a digitare il codice segreto. Ma la tessera non usciva, il cliente si allontanava e, voilà, il gioco è fatto, bastava invertire la polarità del magnete e digitare il codice abilmente memorizzato.”

Un altro esempio quasi identico all'appello viene da http://www.tarantofuturo.it/bancomat.htm:

“..la “vittima” si avvicina allo sportello, infila la tessera nel bancomat ma questa, imprevedibilmente, rimane inceppata dentro la fessura. Il malcapitato comincia a pestare sulla tastiera, ma inutilmente perché la “carta” non viene fuori. A questo punto si avvicina un distinto signore, che era in attesa e, con fare rassicurante, suggerisce: “guardi che è capitato anche a me, a questo stesso sportello. Le consiglio di digitare ugualmente il suo codice, vedrà che il bancomat restituirà la tessera.” Allora il malcapitato, pieno di gratitudine, digita ugualmente il suo codice, ma la tessera non viene fuori. Il signore distinto saluta e, dispiaciuto, si allontana verso un’altra banca, mentre il malcapitato si affanna con altri tentativi ma, infine, si rassegna ad addentrarsi nella giungla dei numeri verdi e dei servizi di emergenza e, preoccupato, si allontana. La preoccupazione è fondata ed opportuna, perché, dopo qualche minuto, ricompare il distinto signore che, inverte la polarità del sottilissimo magnete, che prima del vostro arrivo aveva infilato nella fessura, recupera la tessera e, digitando il codice che aveva attentamente memorizzato in occasione del precedente “ suggerimento”, preleva dal conto del malcapitato.”

Anche l'Unione Sarda propone casi simili presso http://www.unionesarda.it/unione/2000/09-12-00/IGLESIAS/SUL02/A01.html:

La tecnica della colla è ormai superata. Per mandare in tilt gli sportelli del bancomat e spillare un po’ di soldi ai malcapitati titolari di un conto corrente i malviventi ora utilizzano un’altra tecnica: quella dei “fogli” per le radiografie. Il risultato sarebbe assicurato. Basta qualche pezzo inserito con astuzia nella fessura del bancomat per far sì che la scheda magnetica rimanga bloccata. Giusto il tanto per consentire agli scaltri truffatori di entrare in azione. In questo modo avrebbero già truffato decine di persone inconsapevoli del rischio. A diffondere la notizia, che per ora non è stata confermata dalle forze dell’ordine, sono stati alcuni dipendenti di un istituto bancario cui sarebbe stato segnalato il caso dai propri clienti. Già individuati in altre città, gli “Arsenio Lupin” del bancomat ora sono entrati in azione pure a Iglesias e Carbonia. La tecnica per riuscire a confezionare l’inganno è collaudata. Intanto i truffatori avrebbero aspetto e modi di fare del tutto rassicuranti e, magari bimbo al seguito. Individuata la preda le si avvicinano, fingendo di aspettare il proprio turno. Quando si accorgono che il malcapitato è in difficoltà, con fare garbato esordiscono: «accidenti, si è bloccata la scheda? Ma lo sa che è accaduto anche a me? Perché non prova a digitare di nuovo il codice segreto, è possibile che si sblocchi». L’accorgimento, manco a dirlo, è solo una tecnica per memorizzare il “Pin”, ovvero il numero di identificazione personale, e utilizzarlo (magari da un altro sportello) dopo avere sbloccato “magicamente” la scheda. Il tutto, ovviamente, quando il titolare è sufficientemente lontano e si accinge a segnalare l’accaduto alla propria banca. Per riuscire a estrarre la scheda dalla fessura i truffatori farebbero ricorso alle comuni pinzette.”

Altre conferme mi arrivano direttamente dagli operatori di settore:

"... io lavoro in una banca, come puoi vedere dall'indirizzo, e ti posso confermare che in particolare nel dicembre 2001 nella zona dell'hinterland milanese veniva attuata la truffa da te descritta, quasi con le stesse modalità, la differenza era che sui bancomat non veniva applicata nessuna mascherina ma molto più astutamente veniva inserita una linguetta, tipo pellicola fotografica, nella fessura dove si introduce la tessera, quindi una volta inserita la tessera il bancomat non dava nessun errore ma non permetteva il prelievo e non restituiva la tessera, quindi il cliente veniva avvicinato da un "buon samaritano" che o facendogli digitare il codice segreto o dicendo che anche a lui aveva appena trattenuto la tessera si prestava per chiamare il numero verde per il blocco della carta ma invece chiamava un complice al telefono che si faceva dire il codice segreto, quindi il cliente andava via tranquillo di aver bloccato la carta e il malfattore si impossessava della carta usando delle pinzette e poi prelevava sapendo anche il codice."

"Tutto ciò per dirti che non è assolutamente una bufala anche se non so se ultimamente il meccanismo è stato ancora utilizzato, l'unico rimedio è non dare a nessuno il proprio codice e telefonare con il proprio telefono ai numeri verdi per il relativo blocco della carta."

Certo che l'ingenuità di chi digita il proprio codice Bancomat in presenza di un estraneo, addirittura in modo che l'estraneo possa vederlo e memorizzarlo, meriterebbe qualche commento caustico, ma mi trattiene dal farlo l'attenuante dell'angoscia che proviamo tutti quando siamo di fronte a una macchina ottusa e mettiamo in gioco quel pezzetto di plastica così vitale per la nostra vita frenetica.

Oltretutto molte persone, che non sono al corrente dell'esistenza di queste tecniche truffaldine, pensano semplicemente che si sia inceppato il terminale Bancomat e credono sia sufficiente andare in banca a recuperare la tessera l'indomani. Non pensano che sia invece un sabotaggio intenzionale organizzato da un criminale. Il criminale può così agire indisturbato, spesso per un intero week-end (questi raggiri vengono perpetrati sovente il venerdì dopo la chiusura delle banche, proprio per avere più tempo per effettuare prelevamenti illeciti).

Se questo appello aiuta a svegliare gli utenti e renderli un po' meno imprudenti, ha una sua utilità, perché informa le persone della facilità con cui avvengono queste truffe e le mette in guardia. Bisogna comunque tenere presente che questa non è l'unica tecnica usata dai ladri.

Insomma, l'appello offre una lezione utile di base: se vi si incastra la tessera del Bancomat,

Aggiornamento: il newsgroup non è la fonte originale

La versione dell'appello che compariva nel newsgroup microsoft.public.it.ie4 è preceduta dalla precisazione "leggete attentamente è successo veramente al fidanzato di una mia collega che lavora in banca". Questo può far sembrare che si tratti dell'origine dell'appello. Così ho contattato la persona che ha scritto il messaggio nel newsgroup, che però mi ha risposto che le è stata inoltrata da sua figlia, la quale l'ha ricevuta da un suo ex collega, e così via. In altre parole, non è questa l'origine dell'appello.

Aggiornamento (26 novembre 2004): Bancomat con telecamera ladrona

Molti quotidiani e telegiornali hanno segnalato la diffusione di un nuovo metodo criminale per rubare soldi tramite Bancomat che non richiede che s'incastri la tessera. Infatti la fessura nella quale si inserisce la tessera Bancomat viene coperta da una copia molto realistica, che però contiene uno skimmer, ossia un dispositivo che legge e memorizza i dati identificativi della tessera.

Nello sportello Bancomat viene inoltre montata una telecamerina nascosta che riprende la tastiera sulla quale si digita il PIN. Armati del filmato, i malviventi riescono a determinare il PIN digitato, creano un duplicato della tessera Bancomat corrispondente e poi vanno a prelevare fino ad esaurimento della disponibilità.

Alle raccomandazioni precedenti, quindi, si aggiunge quella di coprire (con una mano o altro) la mano che digita il PIN.