Il codice segreto antifurto per cellulari

Indagine iniziale: 1 marzo 2002. Ultimo aggiornamento: 1 marzo 2002.

Indagini antibufala consultate dal 7/11/2003:


Il testo della catena di sant'Antonio

Con le solite varianti tipiche delle catene di sant'Antonio, il senso è grosso modo questo:

Subject: Fwd: Furti di cellulare

Non ho avuto modo di verificare la notizia. Ve la giro comunque: dovrebbe essere interessante...

Ecco un'informazione che sarà utile per tutti: Un'informazione molto utile, per una volta! Ci si può chiedere perchè i negozianti di telefonini la tengono riservata.

Se questa notizia si espande a tutti, i ladri di telefonini possono riciclarsi!

Una specie di rivincita se vi rubano il vostro telefonino: per ottenere il numero di serie del vostro telefono, battete i tasti:

*#06#

Un codice a 15 cifre apparirà sullo schermo.

Questo codice è unico. Scrivetelo e conservatelo preziosamente. Se vi rubano il telefono, telefonate al vostro operatore e dategli questo codice. Il vostro telefono potrà essere completamente bloccato, anche se il ladro cambia la scheda SIM.

Non recupererete probabilmente il vostro telefono, ma siete almeno sicuri che nessuno potrà usarlo.

Se tutti prendono questa precauzione, il furto di telefonini diventerà inutile.

Mandate questo messaggio a più persone che potete!

Quando il n° di serie è affisso, scrivetelo! Non potrete più provare questo trucco dopo il furto...

Perché NON è una bufala (o quasi)

L'appello contiene molte inesattezze, ma la sostanza è vera: digitando il codice *#06# effettivamente il cellulare visualizza un numero, che è davvero il suo numero di serie, è distinto dal numero di telefono e non cambia quando si cambia tessera SIM. In gergo tecnico, questo numero si chiama IMEI.

Tuttavia non è vero che "i negozianti di telefonini la tengono riservata". Se non ve lo dicono quando acquistate il cellulare, è semplicemente per ignoranza o fretta, non certo per malizia. Anzi, spesso l'IMEI viene scritto (proprio dal negoziante) nel contratto di acquisto quando acquistate un cellulare insieme alla scheda SIM.

Fra l'altro l'IMEI è comunque scritto nel vano batterie del cellulare e spesso è riportato anche sull'imballo del telefonino.

Ma serve davvero trascriversi questo codice in caso di furto?

Non è un rimedio a prova di bomba come dice l'appello, ma è senz'altro meglio di niente. Se vi viene rubato il cellulare, potete in effetti indicare questo IMEI nella denuncia alle autorità di polizia, che lo segnaleranno agli operatori telefonici. Queste segnalazioni vengono raccolte in una cosiddetta blacklist ("lista nera"), che praticamente è un grande elenco di IMEI di telefonini rubati.

L'IMEI viene comunicato automaticamente da ogni cellulare GSM ogni volta che si collega alla rete per fare o ricevere una chiamata. Di conseguenza, gli operatori cellulari dispongono di un sistema molto semplice per rendere inservibili i telefonini rubati: consultare automaticamente la blacklist prima di consentire a un telefonino di accedere alla propria rete. Se l'IMEI del cellulare è presente nella blacklist, la connessione viene rifiutata.

Sulla carta questo è un ottimo deterrente: è inutile rubare un cellulare se poi non lo si può usare (se non come fermacarte). In pratica, però, le cose stanno ben diversamente.

Innanzi tutto, solo alcuni operatori usano la blacklist: gli altri non fanno alcun controllo sull'IMEI dei cellulari che usano la loro rete telefonica. Inoltre gli operatori raramente condividono le proprie blacklist, per cui un cellulare che viene rifiutato su una rete potrebbe benissimo essere accettato in un'altra, specialmente in un altro paese.

Per esempio, i quattro operatori GSM italiani (Omnitel, TIM, Blu, Wind) condividono le blacklist soltanto da gennaio 2002 (http://www.mytech.it/mytech/cellulari/art006010037302.jsp), ma questa condivisione tuttora non si estende ad altri operatori esteri. In altre parole, se vi rubano il cellulare e tentano di usarlo in Italia, non ci riusciranno; ma se lo portano in Cina o in Francia è assai probabile che riescano ad usarlo.

C'è di peggio. L'IMEI è modificabile. Basta una rapida ricerca su Internet per trovare ogni sorta di risorse per alterare questo numero di serie e ridare così la verginità all'apparecchio rubato. Fra l'altro, procurarsi un IMEI "pulito" è molto semplice: basta usarne uno di un altro cellulare non rubato. Infatti sorprendentemente l'IMEI non è univoco (possono cioè esistere due o più telefonini con lo stesso identificativo), contrariamente a quanto si ritiene normalmente. Gli operatori inglesi BT Cellnet e Vodafone, ad esempio, dichiarano che circa il 10% degli IMEI che circola sulle loro reti è costituito da doppioni (http://www.guardian.co.uk/mobile/article/0,2763,643752,00.html). Nokia dichiara che è "molto difficile" alterare gli IMEI dei propri apparecchi (ma si guarda bene dal dire che è impossibile) e che gli IMEI duplicati sono "rari" (ma esistono). Sony Ericsson dichiara che i suoi cellulari non hanno mai IMEI identici.

Tirando le somme, l'appello è fondato su fatti reali, anche se leggermente alterati. L'efficacia della misura proposta non è assoluta, ma è comunque significativa (della serie "piuttosto che niente, meglio piuttosto"). Considerato che costa poca fatica includere l'IMEI in una denuncia di furto, vale la pena di farlo.