L'INPS scippa le liquidazioni!

Indagine iniziale: 1 ottobre 2004. Ultimo aggiornamento: 1 ottobre 2004.

Il testo della catena di sant'Antonio

Con le solite varianti tipiche delle catene di sant'Antonio, il testo dell'appello è grosso modo questo (ho evidenziato i concetti salienti in grassetto):

Prendetevi 1 minuto di tempo per leggere, e' importante.

SPARGETE LA VOCE

Nei prossimi mesi verra' applicato il famoso decreto legge sul TFR (trattamento di fine rapporto=liquidazione) con il silenzio-assenso.

COSA VUOLE DIRE? Significa che se non facciamo niente, il nostro TFR verra' tolto dalla gestione delle nostre aziende ed assorbito in un fondo gestito dall'INPS comune a tutte le categorie.

Questo significa molte cose:

1- non rivedremo mai piu' il capitale, ma solo un vitalizio a fine carriera di cui non si sa il valore

2- molti dei fondi che aderiscono sono in passivo: ad es. i piloti sono in passivo e percepiscono stipendi lordi annui intorno ai 250 milioni; questi fondi cosi' "pesanti" in passivo non fanno altro che abbassare anche i nostri che magari non lo sono

3- se non si esprime volontariamente il diniego a questo trasferimento entro i sei mesi dall'approvazione del decreto, il 100% del TFR verra' definitivamente perso ed incorporato nel fondo comune di cui sopra

4- chi lavora, ma anche chi e' disoccupato, deve spedire la dichiarazione di non assenso: ad es. se 5 anni fa ho lavorato una stagione a raccogliere le pere e da allora non ho piu' lavorato, se non spedisco la dichiarazione mi verra' per sempre tolta la possibilita' di riavere il mio TFR

5- Se il mio TFR viene assorbito, non potro' piu' riaverlo neppure per motivi di salute o per la ristrutturazione o l'acquisto della casa, come invece avviene adesso

6- l'assenso o il diniego andra' deciso prima di sapere quali saranno le condizioni di tale fondo, ergo: prima dateci tutti i vostri soldi, poi vi diciamo come ve li ridaremo!!

Per esprimere il vostro diniego su questa espropriazione indebita, si possono seguire due strade:

-se siete aderenti al sindacato, non ci sono preoblemi perche' avvertiranno attraverso una riunione sindacale e probabilmente avranno approntato tutti i moduli;

-se invece non lo siete, potrete recarvi presso uno studio legale o di commercialisti, curandovi del fatto che la dichiarazione venga redatta in carta intestata.

Sarete tutti d'accordo con me che e' l'ennesima porcata del governo, ma stavolta' e' piu' grave perche' sicuramente ci sara' qualcuno che non essendone informato ci caschera' di brutto; inoltre i titolari delle societa' per cui lavoriamo non sono obbligati a comunicarci tutte queste cose.

Il decreto dovrebbe essere attuato verso novembre, SPERO CHE INVIERETE A PIU' PERSONE POSSIBILE QUESTE POCHE RIGHE, SPERANDO CHE CONTRIBUISCANO AD INFORMARE TUTTI QUELLI CHE NE SONO ALL'OSCURO

A volte l'appello si conclude con una frase aggiuntiva:

"QUELLO CHE VI HO SCRITTO E' CIO' CHE HO CAPITO DA UNA RIUNIONE SINDACALE, QUINDI POTREBBE CONTENERE ERRORI O IMPRECISIONI: VI INVITO QUINDI AD INFORMARVI MEGLIO."

Questo appello è SOTTO INDAGINE

Al momento in cui scrivo queste righe, l'appello ha appena iniziato a circolare: le prime segnalazioni mi sono giunte il 30 settembre 2004. Anche l'archivio dei newsgroup di Google non riporta nulla prima di questa data. Inoltre la materia fiscal-previdenziale, soprattutto quando c'è di mezzo il caos delle leggi italiane, è un vero labirinto, per cui l'indagine si preannuncia molto impegnativa. Se qualche esperto in materia può darmi una mano, gliene sarò grato.

Occorre comunque molta cautela nel diffondere questo tipo di appello.

Questi sono tipici segni di un appello-burla, ma potrebbero anche essere semplicemente sintomi del dilettantismo di una persona in buona fede, che non si rende conto dei meccanismi di propagazione di Internet e quindi non ha considerato l'opportunità di datare l'appello e fornire qualche estremo di legge per agevolare il lettore.

Considerata inoltre la natura quasi "terroristica" del messaggio (vi scippano la liquidazione!!), c'è il rischio di creare un allarme eccessivo. Sulla base delle informazioni che ho fino a questo punto, consiglierei come al solito di informarsi presso fonti affidabili prima di dare credito all'appello e diffonderlo. Del resto, è quello che dice persino l'appello, almeno in alcune sue varianti.

Prime informazioni

Un lettore (claudio.vern****) mi ha inviato un comunicato attribuito alla CISL (ne sto verificando l'autenticità) che sembra smentire quanto riportato dall'appello.

Il comunicato, datato 1 ottobre 2004, afferma infatti che "Tramite e-mail stanno circolando notizie inesatte e allarmistiche circa il conferimento del TFR alle forme pensionistiche complementari". Il comunicato non si riferisce esclusivamente al testo dell'appello citato qui sopra, ma anche ad altri appelli analoghi circolanti in Rete. Le evidenziazioni nelle citazioni che seguono sono mie. Vi consiglio comunque di leggere integralmente il comunicato originale.

Il comunicato nota che "Il termine di 6 mesi - entro il quale il lavoratore che intende mantenere le future quote (quelle da maturare) di T.F.R. alla disponibilità aziendale deve esplicitare tale sua volontà - decorrerà dalla entrata in vigore dell’apposito Decreto Legislativo. Per varare detto Decreto il Governo ha tempo un anno (anche se probabilmente vorrà farlo in tempi molto più ristretti) dal 6 ottobre p.v., data di entrata in vigore della Legge delega. Quindi, per il momento, nessuna fretta, nessun rischio e nessuna immediata esigenza di comunicazioni di merito da parte del lavoratore. La quota di TFR che - o per scelta esplicita o per il silenzio/assenso - sarà destinata ai Fondi pensione complementari è quella da maturare."

Un altro aspetto dell'appello smentito dal comunicato CISL è la frase "il nostro TFR verra' tolto dalla gestione delle nostre aziende ed assorbito in un fondo gestito dall'INPS comune a tutte le categorie". Secondo CISL, infatti, "il TFR sarà destinato ai Fondi pensione collettivi (fondi chiusi e fondi aperti istituiti su base contrattuale collettiva) o ai Fondi promossi e istituiti dalle Regioni e non a un fondo gestito dall’INPS, comune a tutte le categorie".

Anche l'affermazione che "non rivedremo mai piu' il capitale, ma solo un vitalizio a fine carriera di cui non si sa il valore", fatta dall'appello, viene smentita: secondo CISL, "il montante maturato, al momento del pensionamento, non sarà necessariamente destinato tutto a rendita ... ma, in base alle norme dei singoli Fondi, potrà essere riscattato in capitale sino al 50% del valore complessivo, destinando a rendita la restante parte."

C'è anche un articolo tratto da "La Stampa Web" e riportato dal sito della Filcams/CGIL, che sembra smentire l'appello. L'articolo, datato 30 luglio 2004, spiega il "criterio del silenzio-assenso" e il meccanismo dell'accantonamento in modo ben diverso da quanto descritto dall'appello:

"Entro sei mesi dall'entrata in vigore del decreto legislativo, il lavoratore ha due scelte: se vuole che il Tfr rimanga in azienda deve dirlo esplicitamente, altrimenti sarà trasferito in un fondo pensione indicato dal lavoratore... Ora è il contrario. Se un lavoratore voleva mettere il Tfr in un fondo doveva dirlo esplicitamente. Adesso si può mettere anche una sola parte del Tfr nei fondi. Con la riforma chi sceglie la previdenza integrativa verserà tutto il Tfr.... Quello che è stato accantonato fino ad oggi rimarrà a disposizione delle aziende. Si potrà versare solo il maturando ovvero quella parte di Tfr che si andrà ad accumulare dopo l'entrata in vigore della legge"

Lo stesso articolo smentisce l'appello anche per quanto riguarda l'affermazione "Se il mio TFR viene assorbito, non potro' piu' riaverlo neppure per motivi di salute o per la ristrutturazione o l'acquisto della casa, come invece avviene adesso". Infatti l'articolo spiega così:

"5) Adesso è possibile chiedere un anticipo della liquidazione fino al 70% di quanto maturato. Sarà possibile farlo se si versa il Tfr in un fondo pensione?
Sì. Come adesso la richiesta potrà però essere fatta solo per motivi sanitari, per finanziare l'acquisto o la ristrutturazione della prima casa propria o dei figli e se sono passati otto anni dall'inizio del rapporto di lavoro."

Secondo un comunicato COBAS datato 21 settembre 2004 e gentilmente inviatomi da una lettrice (l.villa), la riforma previdenziale dalla quale scaturisce questa serie di novità sarebbe stato approvato "il 29 luglio scorso" [2004] dal "Parlamento (con il voto di fiducia)". Sto chiedendo conferme di autenticità anche per questo comunicato, che è effettivamente piuttosto strano, dato che contiene, fra i dati "nascosti" dal sempre fido Microsoft Word nell'originale, le parole "I VIAGGI DEL VENTAGLIO".

Se vi è venuto il mal di testa da burocratese, siete in buona compagnia: mi fermo qui.

In conclusione, sulla base dei dati raccolti fin qui, è sì in corso un importante cambiamento nella gestione delle liquidazioni, ma non nei termini descritti dall'appello. Diffonderlo è quindi fare disinformazione.

Commenti, critiche e segnalazioni

Se avete informazioni o correzioni da fornire a quest'indagine, scrivetemi: il mio indirizzo è topone@pobox.com.

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