Raccolta degli articoli per la Gazzetta dello Sport (2000)

La versione degli articoli che leggete qui è quella originale, così come l'ho scritta io e con il titolo che ho scelto io; la versione pubblicata dalla Gazzetta può essere leggermente diversa per motivi di impaginazione (o per esigenze editoriali, visto che spesso dico cose indelicate).

Tutti gli articoli sono © 2000 Paolo Attivissimo.

Gli articoli possono essere distribuiti liberamente, a patto che:

065. Motori di ricerca (6/2000)

Senza le Pagine Gialle, il vostro telefono sarebbe completamente inutile: non sapreste a chi telefonare. I motori di ricerca sono le Pagine Gialle di Internet: servono a trovare i siti e le informazioni che vi interessano.

Ci sono due modi fondamentali per catalogare le risorse di Internet: riassumere e classificare a mano ogni singolo sito, oppure catalogare in modo automatico tutte le parole presenti in tutti i siti.

Chiaramente il primo metodo comporta una fatica immane, ma i risultati si vedono. Ad esempio, se volete scoprire qual è il sito ufficiale della Fiorentina, basta visitare Yahoo.it (www.yahoo.it) e scegliere in sequenza le categorie Sport e tempo libero, Calcio, Squadre e Serie A: troverete non solo www.acfiorentina.it (quello ufficiale) ma anche altri siti dedicati alla squadra, come www.fiorentina.it e www.fiorentina.net. Semplice, pratico e facile.

Ma se la fiorentina che cercate è quella che si mangia, questo sistema non funziona: ci vuole un motore di ricerca automatico, come Altavista (www.altavista.it), Virgilio (www.virgilio.it), Lycos (www.lycos.it), Arianna (www.arianna.it) o il Trovatore (www.iltrovatore.it): immettete le parole che definiscono l'argomento cercato (ad esempio "bistecca", "fiorentina" e "ricetta") e ottenete un elenco di tutte le pagine di Internet che contengono quelle parole.

In genere l'elenco è enorme, ma potete ridurlo aggiungendo parole che circoscrivano meglio l'argomento oppure chiedendo di escluderne qualcuna (che so, "Batistuta" o "campionato") usando rispettivamente i segni "più" e "meno".

Come distinguere la qualità dei vari risultati? Per questo c'è Google (www.google.it, in inglese), che classifica le pagine di Internet in base alla loro popolarità: più un sito è visitato e citato da altri siti, più è probabile che sia utile e affidabile.

Per ricerche da veri esperti di Internet, invece, rivolgetevi ai motori specializzati, che coprono in dettaglio argomenti specifici: ad esempio www.aziende.it (tutto sulle aziende italiane), www.tuttogratis.com (risorse gratuite di Internet), www.kwlex.com (leggi italiane ed europee), www.pronto.it (l'elenco telefonico di tutta Italia), volftp.it (programmi gratuiti). C'è persino un motore per i dialetti: si chiama "Ahoó" (www.ahoo.it).

Avvertenze per l'uso dei news server pubblici

Se passate dal news server del vostro fornitore d'accesso a un news server pubblico, mettete subito in preventivo un massiccio rallentamento: i news server pubblici sono sempre intasati da un gran numero di utenti (è proprio per questo che i provider tengono riservati i propri news server). Non solo: il percorso che devono fare i dati per arrivare fino a voi è molto più tortuoso e quindi suscettibile di bruschi cali di velocità.

066. Motori di ricerca: gli errori più comuni (6/2000)

I motori di ricerca di Internet vi fanno disperare? Non riuscite mai a trovare quello che vi interessa? Tranquilli, non siete i soli: un recente sondaggio indica che un utente su cinque ha lo stesso problema. Ecco qualche rimedio.

Non commettete l'errore di usare un motore qualsiasi: non sono tutti uguali. Ad esempio, Google (www.google.it) cataloga 512 milioni di pagine del Web, Lycos (www.lycos.it) dieci volte meno, per cui se cercate informazioni molto specialistiche, il primo vi sarà più utile del secondo. Ma non fidatevi ciecamente del numero di pagine catalogate: spesso è meglio un motore piccolo e furbo come Lycos piuttosto che uno enorme e meno selettivo come Google o Altavista (www.altavista.it). Diversificate, quindi, e se un motore non vi fornisce quello che cercate, usatene un altro di tipo diverso, ad esempio un archivio come Yahoo (www.yahoo.it) o un motore specializzato nell'argomento che vi sta a cuore.

L'errore più diffuso è impostare ricerche che restituiscono troppi risultati. Volete sapere quando e dove Pantani era in maglia rosa l'anno scorso? Immettete "pantani" in Altavista e vi sommergeranno tredicimilacinquecento siti, molti dei quali non riguardano affatto il Pirata. Bisogna essere più precisi, ad esempio distinguendo fra maiuscole e minuscole: immettete "Pantani" (P maiuscola) ed eliminerete tremila pagine. Sempre troppe, vero? Allora affinate ancora, racchiudendo "Marco Pantani" tra virgolette: questo significa che volete soltanto i siti in cui il suo nome e cognome compaiono insieme e nell'ordine specificato. In questo modo otterrete soltanto i siti in cui si parla di Marco Pantani e non, che so, di Giovanni Pantani (esiste davvero). Miracolo: eliminate in un sol colpo novemila pagine. Aggiungete altre parole, come "maglia rosa" (tra virgolette) e "1999", unite il tutto con il segno "+" per dire che volete soltanto i siti che contengono tutte queste parole, e vi resterà un'abbordabile trentina di risultati da sfogliare.

Insomma, per fare una ricerca come si deve occorrono fantasia e metodo: fantasia per trovare le parole giuste da specificare o da escludere, metodo per non dimenticare che bisogna provare anche con le forme plurali delle parole ("campionato" o "campionati"?). Una scorsa alla pagina di istruzioni del motore di ricerca, ovviamente, non guasta: rivelerà altri trucchi.

Note e fonti (da NON includere nell'articolo):

Sondaggio: http://www.searchenginewatch.com/sereport/00/06-realnames.html

Dimensioni motori: http://www.searchenginewatch.com/reports/sizes.html

067. Motori di ricerca, altri trucchi (6/2000)

Litigate con i motori di ricerca? Ecco qualche trucco per domare il loro caratteraccio. Nella lista dei siti che soddisfano il vostro criterio di ricerca, cliccate sulle voci della lista usando il pulsante destro invece di quello sinistro: comparirà un menu che vi permette di visitare il sito cliccato aprendolo in una nuova finestra di Netscape o Internet Explorer. Eviterete di cliccare tante volte per tornare alla lista dei siti, che sarà sempre disponibile subito nella finestra iniziale, e velocizzerete la ricerca.

Anche il più vasto motore di ricerca cataloga meno della metà delle informazioni della Rete: in particolare, molti preziosi siti di informazioni specializzate (mediche, legali, tecniche, sportive) non vengono visti affatto. Le loro informazioni sono sì ricercabili, ma soltanto usando il motore che risiede sul loro sito: per usarlo, però, bisogna conoscerne l'indirizzo. Come si scopre? Usando i cataloghi come Yahoo (www.yahoo.it). Esempio tipico: Eur-Lex (europa.eu.int/eur-lex), l'archivio multilingue di tutte le leggi comunitarie.

Una parola magica poco conosciuta per le ricerche è "near" ("vicino"). Usandola, chiedete al motore di trovare soltanto le pagine in cui una certa parola compare abbastanza vicino ad un'altra. Ad esempio, la ricerca "Diego Maradona" tralascia i siti che citano il Pibe de Oro includendo il suo secondo nome: specificando "Diego NEAR Maradona" troverete sia "Diego Maradona", sia "Diego Armando Maradona".

I motori di ricerca non riescono a stare al passo con l'aggiornamento frenetico di Internet. Per le ultimissime notizie vi conviene rivolgervi a Déjà (www.deja.com), archivio aggiornatissimo dei gruppi di discussione (newsgroup) su qualsiasi tema.

Funzionano i filtri anti-pornografia e i traduttori automatici offerti da alcuni motori di ricerca e da vari programmi da installare sul proprio computer? Certo, esattamente come i sistemi per vincere al lotto: arricchiscono chi li vende, ma per l'utente sono una perdita di tempo e denaro. Non fidatevi.

Volete saperne ancora di più sui motori di ricerca? Visitate www.motoridiricerca.it. Troverete le tecniche specifiche per ogni motore di ricerca e tante altre chicche, fra cui la sorprendente classifica delle parole più ricercate in Rete.

068. Newsgroup (prima parte) (6/2000)

Preferite discutere di sport con gli amici o chiudervi in casa da soli a sorbirvi in televisione i commenti sportivi dispensati dal saccentone di turno? Se amate le discussioni alla pari, c'è per voi una parte di Internet un po' trascurata dall'attuale fracasso commerciale: si chiama "newsgroup" (niùs-grùp). Ogni newsgroup è dedicato a un tema: si va dai gatti al finlandese, passando per religione, fumetti, sport, musica, informatica, sesso e ogni altro argomento discusso e discutibile.

I newsgroup si basano sullo scambio pubblico di messaggi che ogni partecipante può scrivere, sapendo che saranno letti da tutti gli altri utenti. Nascono così vivaci discussioni "in differita", in cui principianti ed esperti si scambiano idee e consigli senza imbarazzi e soggezioni. I newsgroup sono una miniera ricchissima di informazioni introvabili in ogni campo.

Per partecipare a un newsgroup potete usare un browser (ad esempio Internet Explorer o Netscape) oppure un programma apposito come Free Agent (www.forteinc.com, in inglese), indicandogli l'indirizzo di un "news server", cioè un computer che ospita i newsgroup. In genere questo indirizzo vi viene indicato dal vostro fornitore di accesso a Internet.

Fatto questo, riceverete una chilometrica lista dei temi trattati, redatta usando abbreviazioni del tipo "it" (si discute in italiano), "comp" (informatica), "binari" (scambio di immagini, musica o altri file). Ad esempio, it.test è il newsgroup dedicato alle prove di invio e ricezione dei messaggi: tappa obbligatoria, quindi, per i principianti.

Dalla lista dei temi scegliete quelli che vi interessano: otterrete un elenco dei messaggi pubblicati nel newsgroup corrispondente. Con molti programmi, potrete prelevare e leggere a vostro piacimento questi messaggi senza restare collegati a Internet: i newsgroup, quindi, costano meno che "chattare" in diretta. Potrete rispondere ai messaggi già pubblicati oppure lanciare un nuovo filone di dibattito.

Ma attenzione: ci sono delle regole di galateo da seguire. Le trovate nel newsgroup it.faq e nei "manifesti" o "policy" di ciascun newsgroup, da leggere attentamente prima di inviare messaggi. Nulla vi vieta di limitarvi a leggere quello che scrivono gli altri: anzi, vi sembrerà strano ma è considerato un segno di educazione.

069. Newsgroup (seconda parte) (6/2000)

I newsgroup di Internet non sono un freddo servizio automatico: sono comunità non commerciali, animate da persone reali che si parlano via computer. Di conseguenza vanno trattati con cortesia e bisogna far conoscenza con il gergo e le abitudini dei loro frequentatori.

Ad esempio, un "post" è un messaggio, un "thread" è una serie di messaggi che formano un "filo del discorso" di un newsgroup, lo "spam" è la pubblicità indesiderata, e il "header" è il titolo di un messaggio. Se andate fuori tema, siete "off topic" (abbreviato OT); chi legge ma non scrive messaggi è un "lurker", chi manda messaggi-burla è un "troll" e finisce nel "killfile" (elenco di utenti indesiderati). Citare un messaggio si dice "quotare" e un messaggio polemico o astioso è un "flame". Alcuni newsgroup hanno un "moderatore", cioè una persona che filtra a mano i messaggi per eliminare quelli fuori tema, offensivi, polemici o comunque contrari alle regole.

Molti utenti, soprattutto del gentil sesso, partecipano in forma anonima e comunque alterano il proprio nome e indirizzo di e-mail per evitare di ricevere messaggi da tacchinatori, pubblicitari e altri individui beceri. Fatelo anche voi: le istruzioni sono nel newsgroup it.faq. E ricordatevi che non è bene usare le accentate (sono incompatibili) e che non si scrive tutto in maiuscolo: è come urlare. SONO STATO CHIARO?

E' proprio necessario usare un programma apposito per i newsgroup, invece di quello fornito con il computer? Dipende. Se il programma fornito è Microsoft Outlook, ad esempio, tenete presente che se non lo correggete (istruzioni sempre in it.faq) è sensibilissimo ai virus come Iloveyou, sbaglia ad anteporre il prefisso "Re:" alle risposte e usa il formato HTML per i messaggi: tutte cose contrarie agli standard di Internet. Anche Netscape non è molto pratico. Invece Free Agent, programma apposito (www.forteinc.com, in inglese), non ha di questi problemi ed è gratis.

C'è una terza soluzione: puntare un browser qualsiasi su Déjà (www.deja.com/usenet), che offre l'archivio di tutti i newsgroup e permette anche di inviare messaggi. Unico guaio: è in inglese e bisogna essere collegati a Internet ("online") mentre si leggono e scrivono i messaggi, e questo significa danni in bolletta. Free Agent, invece, funziona "offline": permette di scrivere e leggere senza occupare il telefono.

070. Newsgroup (terza parte) (6/2000)

I "news server" sono i computer che ospitano i newsgroup (gruppi di discussione) di Internet. Ogni fornitore d'accesso alla Rete ne ha uno: ad esempio, quello di Tin si chiama news.tin.it, quello di Tiscali è news.tiscalinet.it, e così via. Il nome vi viene comunicato quando attivate l'abbonamento ed è sempre indicato nelle pagine del sito di ciascun fornitore.

Di solito si partecipa ai newsgroup usando il news server del proprio fornitore d'accesso, ma non è obbligatorio: lo si fa semplicemente perché è il news server che risponde più velocemente. Tuttavia non è detto che sia il più completo: molti fornitori, infatti, non ospitano tutti i newsgroup, specialmente quelli regionali, molto specialistici o moralmente controversi.

Se il vostro fornitore non offre un newsgroup che vi interessa, dovete ingegnarvi a trovare un cosiddetto "news server pubblico" che lo offra. Si chiama "pubblico" perché, a differenza di quelli normali (o "privati"), consente l'accesso a chiunque, compresi gli utenti di fornitori d'accesso diversi da quello che gestisce il news server.

Scoprire l'indirizzo di un news server pubblico è facile: basta visitare un motore di ricerca e immettere le parole "news server pubblici", oppure consultare il newsgroup it.faq, che periodicamente pubblica la lista dei news server di questo tipo.

Ma di cosa si parla nei newsgroup, e quali sono i temi preferiti? Scopritelo presso http://bertola.eu.org/usenet, dove troverete le classifiche di frequentazione. Non indovinerete mai qual è il tema più discusso.

Se siete confusi da tutto questo gergo tecnico e volete istruzioni dettagliate per impostare il vostro computer per i newsgroup con qualsiasi programma, le trovate gratuitamente presso how.tin.it oppure www.tiscalinet.it/assistenza.

Per finire, due raccomandazioni: se avete figli, insegnate loro a non fidarsi di tutto quello che leggono e vedono nei newsgroup e a non dare mai informazioni personali (nomi, indirizzi di casa o numeri di telefono). La gente di Internet è la stessa che si trova nel mondo reale e quindi include la stessa percentuale di pazzi e delinquenti. E non aprite mai un allegato senza controllarlo prima con un antivirus, anche se la fonte è fidata. Buon divertimento!

071. Caratteri nascosti (7/2000)

Gli utenti Windows alle prime armi mi chiedono spesso come si fa a digitare la tilde, il simbolo ~ che compare così spesso negli indirizzi dei siti Internet. Infatti sulla tastiera non c'è. Probabilmente avrete notato che non ci sono neppure le parentesi graffe e le lettere accentate maiuscole.

In realtà questi caratteri ci sono, ma sono ben nascosti, insieme a più di un centinaio di altri. Per digitarli c'è il trucco: tenete premuto il tasto Alt intanto che componete un preciso codice di tre o quattro cifre sul tastierino numerico (la parte destra della tastiera, quella disposta come una calcolatrice), rilasciando il tasto Alt solo al termine della sequenza. In quasi tutti i programmi per Windows, ad esempio, la tilde si compone digitando Alt e 0, 1, 2 e 6. La varietà di caratteri e di simboli che potete produrre è impressionante: lettere accentate e con dieresi maiuscole e minuscole, frazioni, esponenti, lettere greche e altro ancora. Divertitevi a scoprire i caratteri nascosti nella vostra tastiera: i codici validi vanno da 0000 a 0255 e da 000 a 255. Le due serie sono identiche fino a 126 incluso, e ci sono alcuni codici "muti" che non producono caratteri.

Questo non è l'unico trucchetto annidato nella tastiera di Windows. La chiocciolina di Internet, ad esempio, si produce digitando AltGr insieme alla lettera O accentata, e AltGr e A accentata insieme producono il simbolo di cancelletto (#).

Fin qui è tutto abbastanza facile: questi simboli sono indicati sui tasti. Ma le graffe? Si acquattano dietro una combinazione più complessa: tenete premuti i tasti Maiusc e AltGr intanto che digitate la E accentata minuscola (per la graffa aperta) e il simbolo "+" (per la graffa chiusa). In alternativa, potete crearle con la sequenza Alt-0123 (aperta) e Alt-0125 (chiusa).

Probabilmente avete vissuto benissimo fino ad oggi senza sapere queste cose, ma c'è un altro risvolto pratico di questi caratteri nascosti: non è necessario comperare una tastiera nuova, magari di marca, per poter digitare il simbolo dell'euro o avere il tasto Windows (quello che richiama il menu Start). Il simbolo dell'euro, infatti, è disponibile su qualsiasi tastiera anche se non è riportato sui tasti: da Windows 98 in poi, basta digitare AltGr-E, a patto che i vostri programmi e la vostra stampante gestiscano l'euro. Il tasto Windows, invece, si può sostituire con la combinazione di tasti Ctrl, Alt e Esc.

072. Rimborso per Windows (7/2000)

Quando comperate un computer nuovo, Windows è sempre incluso nel prezzo, come se fosse in omaggio. Peccato che non sia vero. In realtà quella copia di Windows ha un costo ben preciso per il fabbricante e per il rivenditore, che pagano Microsoft per poterla installare. Di conseguenza incide non poco sul prezzo finale del computer.

Grazie anche al famoso processo antitrust contro Microsoft, da qualche tempo a questa parte è diventato più facile acquistare un computer senza Windows e quindi farsi scontare centomila lire o più dal prezzo. Molti rivenditori, e soprattutto le grandi catene di vendita, hanno due listini: uno con Windows, l'altro senza. Solo che evitano accuratamente di rivelarvi l'esistenza del secondo, se non lo chiedete espressamente e con insistenza.

Ma che senso ha comperare un computer senza Windows? Non è come comperare un'automobile senza il volante?

Non esattamente. Potreste avere già una copia di Windows, regolarmente acquistata per un computer precedente che ora intendete rottamare: è come cambiare automobile e trasferire all'auto nuova il volante supersportivo che avete pagato caro e salato. Un'altra buona ragione per non volere Windows è che avete deciso di adottare uno dei sistemi operativi davvero gratuiti, come Linux o BeOS, che stanno avendo un grande successo in questo periodo.

Purtroppo non è sempre facile convincere il rivenditore a tirar fuori il listino "segreto" e vendervi il computer senza Windows. Le scuse più frequenti sono che ci sono obblighi di legge da rispettare, che si rende nulla la garanzia, o che gli altri sistemi operativi non funzionano bene come Windows. Tutto falso.

In casi come questi, Microsoft è vostra alleata (riluttante, ma comunque alleata): infatti la licenza d'uso di Windows prevede espressamente che se non usate la copia preinstallata, avete diritto a un rimborso dal rivenditore. Dico davvero, leggere per credere: anche moltissimi rivenditori non lo sanno.

Ma sappiamo tutti come funzionano i diritti del consumatore in Italia: farli valere è un'impresa a cui molti rinunciano. Il rimborso di Windows, però, si sottrae a questa triste regola: lo so bene, perché io sono uno di quelli che c'è riuscito (e non sono certo il solo): i dettagli sono presso http://members.xoom.it/attivissimo/apogeonline/Restituire_windows_98_articolo.html. Non è facile, e ci vuol testardaggine e pazienza, ma se minacciate di ricorrere al giudice conciliatore il rivenditore diventerà subito più aperto e disponibile. E se fa finta di cadere dalle nuvole, citate pure questo articolo e la mia esperienza.

073. Processo Microsoft (7/2000)

Il processo anti-monopolio contro Microsoft, la società che produce Windows e i programmi che il 93% degli utenti adopera per accedere a Internet, "fa notizia" anche nella stampa non specializzata. Certamente l'idea di spezzare in due la seconda azienda più grande del mondo è spettacolare, ma per noi consumatori cosa cambia?

Dal punto di vista legale, non aspettatevi grandi rivoluzioni: la divisione della Microsoft è un'ipotesi lontanissima dal diventare realtà. Ma questo non vuol dire che il processo sia inutile e irrilevante.

Una delle sue conseguenze immediate e positive è che produttori e rivenditori sono diventati molto più disponibili a vendere computer senza obbligarvi a comperare anche Windows. Microsoft, infatti, non osa più vincolarli con contratti capestro, e questo si traduce in un risparmio immediato per noi.

In secondo luogo, la gente comune è diventata più consapevole del fatto che esistono alternative a Windows, come ad esempio Linux e BeOS, oltre a MacOS (sistema operativo per i computer Mac). Alternative così valide che persino Microsoft ha testimoniato, durante il processo, che Linux è "potente e facile da usare". Bill Gates in persona ha dichiarato che "Windows deve vedersela con la concorrenza di terminali per Internet, Linux e altro ancora". Insomma, il processo ha reso chiaro che per andare in Internet non è per nulla obbligatorio usare Windows. Per molti neo-utenti di computer si è trattata di una vera e propria rivelazione.

Un altro vantaggio del processo è che ha messo un freno al meccanismo perverso per cui ogni nuova versione di Windows (ne sono uscite cinque in cinque anni) richiedeva computer sempre più potenti, capienti e veloci: Microsoft non osa ripetere il trucchetto per non sembrare in combutta con i produttori di computer e incorrere quindi in problemi legali anche peggiori.

Ma se volete la verità dura, pura e cattiva, il vero processo a Microsoft, quello che conta, non si sta svolgendo in tribunale, ma su Internet, e la giuria siamo noi. Il capo d'accusa è che Windows è disastrosamente insicuro e instabile. I micidiali virus informatici diffusi via Internet hanno effetto solo ed esclusivamente su Windows. Agli altri computer e sistemi operativi non fanno un graffio. Come mai? E come mai moltissimi utenti si lamentano che Windows si blocca un paio di volte al giorno, mentre Linux marcia tranquillo per mesi e mesi? Man mano che le lacune di Windows vengono evidenziate spettacolarmente da Iloveyou e soci, noi utenti emettiamo la nostra sentenza personale contro Microsoft: cartellino rosso.

074. Le alternative a Windows (7/2000)

Quali sono le alternative a Windows per navigare in Internet, dove si comprano, e quali vantaggi offrono?

I principali sostituti di Windows si chiamano Linux, BeOS e OS/2 Warp. Il pregio principale di Linux è che lo potete copiare liberamente ed è gratuito: le versioni a pagamento differiscono solo perché includono l'assistenza tecnica. E' ultracompatibile con la Rete, dato che è una derivazione di Unix, il sistema operativo usato dai computer che reggono Internet. Ne esistono tante varianti, chiamate "distribuzioni": la più diffusa è Red Hat Linux (www.redhat.it), e c'è anche una versione per computer Apple PowerPC, disponibile presso www.mklinux.org.

BeOS (www.be.com/products/freebeos) è liberamente prelevabile da Internet; i suoi punti di forza sono la grafica strepitosa, la compattezza e la velocità. La versione gratuita richiede la compresenza di Windows, Linux o MacOS, ma ne esiste una versione autonoma che costa meno di centomila lire. Potete provare BeOS senza neppure installarlo: gira direttamente dal CD-ROM, che spesso è allegato alle riviste d'informatica.

OS/2 Warp è un prodotto IBM (www.software.ibm.com/os/warp) molto compatto, stabile e veloce, in grado di eseguire le applicazioni Windows (a 16 bit) e DOS. Costa poco più di centomila lire.

Se avete un vecchio computer che pensavate inutilizzabile per Internet, per voi c'è NewDeal Office (www.newdealinc.com), che funziona addirittura sugli antichissimi modelli 286 (basta avere un DOS qualsiasi) e ha un'interfaccia grafica molto simile a quella di Windows: consente pieno accesso a Internet, suona i CD musicali, gestisce le reti locali e ha tutto quel che serve per scrivere e stampare testi anche complessi. Il tutto per circa centocinquantamila lire.

Anche MacOS (www.apple.com/it/macos, circa duecentomila lire) è un sistema operativo stabile, potente e facile da usare per Internet. E' in grado di eseguire molte applicazioni scritte per Windows, ma funziona soltanto sui computer prodotti da Apple e quindi non può sostituire Windows in senso stretto (a meno di cambiare anche il computer!). Lo stesso vale per il mitico AmigaOS (www.amiga.de, www.amiga.com), che offre ottima grafica, compattezza e stabilità da quando Windows era ancora in fasce, ma soltanto sui computer Amiga.

Il vantaggio principale di tutte queste alternative a Windows, al di là del prezzo, è che dribblano i principali virus trasmessi via Internet, scritti su misura per le debolezze di Windows. Temete di non poter più scambiare documenti con chi rimane fedele a Windows? Non necessariamente. Ne riparliamo.

075. ADSL (8/2000)

La sigla ADSL è magica per gli Internauti: i loro occhi luccicano appena la nomini. ADSL è una tecnologia, già disponibile in Italia a prezzi abbordabili, che vi consente di collegare il computer a Internet permanentemente, ad alta velocità (circa 640 kbit/secondo), senza scatti telefonici e senza occupare la linea telefonica.

Un sogno, dunque? Sì, ma può facilmente tramutarsi in un incubo se non prendete le giuste contromisure. Per gli utenti del lato oscuro della Rete (non chiamateli hacker, non è corretto), un computer collegato tramite ADSL è un bersaglio più appetibile di quelli normali: non per i dati riservati che potrebbe contenere, ma perché è la testa di ponte ideale per attacchi informatici, chiamati DDOS (Distributed Denial of Service), come quelli che hanno recentemente paralizzato molti dei più famosi siti Internet. L'attacco sembra partire dal vostro computer e quindi siete voi penalmente responsabili. E' come se un assassino usasse la vostra pistola per sparare dalla finestra di casa vostra, mettendoci sopra le vostre impronte digitali. A quel punto sarebbe follia convincere la polizia che vi hanno incastrato.

Non è un pericolo da sottovalutare. In determinate circostanze, basta usare il comando "Sfoglia la rete" per esplorare il contenuto dei computer ADSL degli utenti imprudenti. Gli antivirus fanno poco o nulla contro questi attacchi.

Ci si può difendere? Certamente. Il primo livello, abbastanza banale, è spegnere il computer quando non vi serve: in questo modo limitate il tempo disponibile per un'intrusione. Il secondo livello consiste nell'informarsi sugli aggiornamenti software di sicurezza: windowsupdate.microsoft.com per Windows, www.macintouch.com/security.html per Mac, www.linuxhq.com/ldp/howto/Security-HOWTO.html per Linux, tutti in inglese, e i newsgroup della gerarchia it.comp.sicurezza per avere notizie in italiano.

Per blindarsi a dovere, comunque, è necessario un firewall: un programma che filtra la connessione a Internet, lasciando passare solo chi è autorizzato. Tipici esempi per Windows sono ZoneAlarm e ZoneAlarm (www.zonelabs.com) or Norton Internet Security 2000 (www.symantec.it).

Ma è davvero necessaria tutta questa sicurezza? Se siete scettici, provate la paginetta Web che ho preparato presso members.xoom.it/attivissimo/security/win9598_crash.html. Se usate un Windows non blindato, basta visualizzarla per mandare in tilt il computer, con o senza ADSL. Per chi usa Netscape c'è anche di peggio, presso www.brumleve.com/BrownOrifice. Prudenza!

076. Sicurezza per le connessioni via modem (8/2000)

Pokemon all'assalto anche nel computer: il nuovo virus Pikachu fa leva sulla curiosità dei bambini per devastare Windows. Arriva un e-mail che invita a cliccare sull'allegato per vedere Pikachu, ma in realtà al posto della creaturina c'è il virus, che distrugge il contenuto del registro di Windows e la cartella System, rendendo inservibile la macchina, e si propaga a tutti gli indirizzi di e-mail memorizzati in Outlook.

Non se ne può più: ogni settimana fa capolino un nuovo virus. Ecco alcune regole generali di difesa per chi si collega a Internet tramite modem.

Prima cosa da fare: rifiutare in blocco gli allegati ai messaggi, anche se arrivano da amici o colleghi, e qualunque titolo abbiano (oggi l'esca è Pokemon, domani potrebbe essere Baggio nudo). Se proprio dovete ricevere un allegato, prima di aprirlo sottoponetelo sempre al controllo di un buon antivirus (aggiornato settimanalmente, mi raccomando). La stessa cautela vale per lo scambio di file tramite dischetti e CD-ROM e durante il "chat" su Internet.

Questa regola va spiegata a chiunque tocchi il computer, bambini compresi: come raccomandate loro di non accettare caramelle dagli sconosciuti, così dovete abituarli a non accettare niente da nessuno, ma proprio nessuno, quando sono su Internet. Non ci si può fidare neppure di chi si conosce, perché tanti utenti sono portatori inconsapevoli di virus informatici.

Il secondo passo verso la sicurezza è cambiare programma per l'e-mail: tutti i peggiori virus sfruttano le debolezze di Microsoft Outlook. Ci sono ottimi programmi gratuiti alternativi, come Eudora Light o Pegasus.

Aggiungo anche due raccomandazioni che ho già dato agli utenti ADSL ma valgono per tutti: usate il programma gratuito ZoneAlarm (www.zonelabs.com), che sorveglia la connessione a Internet e blocca le principali intrusioni, e installate gli aggiornamenti periodici del vostro sistema operativo e dei programmi per Internet. Infine, disattivate Java, ActiveX e Javascript almeno quando visitate siti Internet poco conosciuti.

Ricordate però di non affidarvi ciecamente alla tecnologia: in realtà, la prima linea di difesa informatica siete voi con il vostro buonsenso. E' inutile comperare porte blindate se poi le si dimentica aperte.

Sconsolati? Tentati di buttar via il computer di fronte a tutte queste complicazioni? Accomodatevi, ma non illudetevi che questo vi metta al sicuro. Sapeste com'è facile intercettare le telefonate (anche cellulari) e carpire i codici delle carte di credito senza passare per Internet. Rinunciare ai benefici di Internet sarebbe come rinunciare al telefono perché un maniaco ne potrebbe abusare.

077. Cifratura e riservatezza su Internet (9/2000)

Parliamoci chiaro: la riservatezza su Internet non esiste. Tutto quello che fate, leggete, scrivete e guardate in Rete può essere sorvegliato, registrato e intercettato con strumenti facilissimi da usare e reperire.

Molti utenti sono convinti che l'e-mail sia riservata come una lettera. Legalmente lo è, ma tecnicamente no, perché i normali messaggi viaggiano senza alcuna protezione; chiunque può leggerli lungo il percorso fra mittente e destinatario.

E' futile arrabattarsi con programmi di crittografia che proteggano i messaggi. Se un intruso è abbastanza deciso, riuscirà comunque a leggerli: senza scomodare Echelon, bastano sette o otto comunissimi computer interconnessi (Beowulf) per decifrare in breve tempo qualsiasi codice non militare. Persino il mitico programma PGP, punto di riferimento per la sicurezza informatica, è stato colto in fallo di recente. Siti come Anonymizer (www.anonymizer.com) offrono un certo anonimato, ma sono scomodi, e comunque in genere lavorano a senso unico (del tipo "tu non sai chi sono io, ma io so chi sei tu").

L'unico rimedio praticabile al problema della riservatezza è non avere riservatezza. Usate Internet soltanto per cose che direste e fareste in pubblico, davanti al coniuge, alla suocera, al capo, al parroco e ai vostri figli (e ai vostri genitori). Non usate la Rete per messaggi di lavoro che contengano informazioni riservate o comunque utili alla concorrenza. Se dovete comunicare in privato, ricordatevi che esistono ancora il telefono (evitando cordless e cellulari), le lettere e persino le conversazioni faccia a faccia, tutto sommato più affidabili.

Tenete presente, soprattutto, che in ogni e-mail e in ogni messaggio nei newsgroup vengono incluse automaticamente informazioni dettagliate sull'identità del mittente, anche se non vi firmate con nome e cognome.

Anche le navigazioni in Internet sono facili da sorvegliare, ad esempio tramite programmi-spia come Back Orifice (www.bo2k.com), un programma gratuito per Windows che legge tutto quello che digitate, comprese le password, vede quello che passa sullo schermo e può anche prendere il controllo totale del computer.

Sono pazzo a rivelarvi dove si trovano questi grimaldelli? Non sarebbe meglio tenerne segreta l'esistenza? Pensateci un attimo. Se rimangono segreti, quei pochi che ne sono informati li possono usare indisturbati su di noi, vittime ignare. Ma se sappiamo tutti che esistono pericoli di questo genere, possiamo stare in guardia e rimediare (per fermare Back Orifice, ad esempio, basta un buon antivirus). Nel frattempo, abituatevi all'idea di vivere in una casa di vetro.

078. Bollino SIAE su Internet? (9/2000)

Come si appiccica il bollino SIAE su un programma scaricato da Internet? Ebbene sì: c'è una nuova legge che impone proprio quest'obbligo medievale (la 248 del 18/8/2000, reperibile presso http://www.interlex.com/testi/l00_248.htm). Distribuire una cassetta, un CD o un programma per computer senza bollino SIAE può costare la reclusione da sei mesi a tre anni, più una multa da cinque a trenta milioni.

Attenzione: questa non è una legge che colpisce soltanto i pirati che duplicano abusivamente videocassette e CD musicali. Vale anche se ad esempio vostro figlio inventa una canzone e vuole distribuirla gratis su cassette o CD: dovrà pagare il bollino alla SIAE. Insomma, è nata la tassa sulla creatività.

Lo stesso discorso vale per i programmi per computer. Tanta gente scrive programmi per hobby e li distribuisce gratuitamente. C'è persino un intero sistema operativo, di nome Linux, creato in questo modo. Ora questi autori verranno puniti per il loro altruismo, dato che per ogni copia che distribuiscono dovranno pagare il bollino, con tutti gli oneri contabili che ne derivano, anche se non desiderano affatto essere tutelati dalla SIAE. E' ovvio che molti di loro smetteranno di creare.

C'è poi un secondo aspetto: forse il legislatore pensa ancora in termini di dischetti e CD, ma si dà il caso che esista la distribuzione di programmi via Internet, grazie alla quale tante piccole aziende di software italiane sopravvivono perché possono distribuire i loro prodotti a costo zero (in particolare le copie dimostrative, strumento di promozione fondamentale).

Queste aziende sarebbero dunque tenute ad applicare il bollino SIAE ai loro prodotti, ma come si possa applicarlo a un programma distribuito sulla Rete, francamente, non s'è capito.

Se questa legge impone loro un obbligo impossibile come quello di mettere un bollino su un "supporto" immateriale come Internet o li costringe a tornare a stampare tonnellate di dischetti per avere qualcosa su cui applicare il bollino, queste aziende chiuderanno. E' così che si vuole incentivare la "new economy"?

Se fossi solo io ad avere queste perplessità, me ne starei zitto, temendo di non aver capito. Ma le associazioni per le libertà civili sono in subbuglio: ne trovate un esempio sul sito dell'Alcei (http://www.alcei.it/news/cs000725.html). Che fare? Innanzi tutto, informarsi: se siete un autore o un imprenditore, avete delle decisioni difficili da prendere. Cosa ancora più difficile, dovrete trovare la maniera di spiegare a vostro figlio perché è obbligato a pagare per la "protezione" della SIAE anche se non la vuole.

079. Linux insicuro (9/2000)

Si parla spesso di Linux, l'alternativa gratuita a Windows, come se fosse la cura per tutti i problemi di sicurezza e di virus che affliggono Windows. Così molti utenti inesperti stanno installando Linux per prova senza sapere che c'è il rischio di cadere dalla padella nella brace.

Infatti non basta installare Linux per essere totalmente blindati contro le intrusioni, così come non basta comperare un pallone per essere uguali a Pelé. Linux è in effetti un sistema operativo molto sicuro, ma soltanto se lo impostate correttamente, altrimenti la sicurezza è del tutto illusoria.

Come in Windows, anche in Linux i rischi più gravi si corrono se l'intruso (o il curioso) ha modo di accedere materialmente al computer. A differenza di Windows, però, il cuore di Linux è protetto da un codice d'accesso speciale, chiamato "password di root", e i dati sono protetti da altre password. Peccato che per scavalcarle tutte basta digitare "linux single" all'avvio di Linux: a quel punto si può riscrivere a piacimento il file che contiene tutte le password e prendere il controllo del computer, magari impostandolo in modo da potervi penetrare via Internet in seguito. Il rimedio è mettere una password su Lilo, il programma di avvio di Linux.

Attenti anche alle installazioni cosiddette "dual-boot", cioè quelle in cui Windows e Linux convivono sullo stesso computer: esistono programmi per Windows, come Explore2fs, che leggono il contenuto dell'area Linux e possono modificarlo scavalcando qualsiasi password.

Le difese di un Linux male impostato si possono penetrare anche senza sedersi davanti al computer. Ad esempio, se adoperate la password di root per la normale attività invece di riservarla per i casi eccezionali, l'intruso può mandarvi un virus (script o simili) che devasta tutto il computer o crea un accesso nascosto che consente di sbirciare nel computer da fuori. Se invece lavorate usando una password diversa da quella di root e non privilegiata, il virus sarà praticamente inefficace.

Un'altra falla utilizzabile dall'esterno è costituita dai servizi dai nomi strani come "ftp", "ping" e "telnet". Linux è programmato per rispondere automaticamente alle richieste di questi servizi che arrivano da fuori, e questo può consentire agli intrusi di leggere e modificare il contenuto del vostro computer oppure saturarne la memoria e mandarlo in tilt. Soluzione: disattivate questi servizi come spiegato nella documentazione di Linux, e usate Ipchains, che è un firewall (una sorta di buttafuori digitale). Ma soprattutto sceglietevi delle buone password, che mescolino lettere maiuscole e minuscole e numeri ed evitando assolutamente nomi di fidanzate, gatti e squadre preferite.

080. Virus non più solo per computer (9/2000)

Esistono davvero i virus per telefonini di cui si mormora, o si tratta di una leggenda metropolitana? Virus veri e propri, nel senso di programmi che si propagano da un cellulare a un altro e fanno danni, non ce ne sono ancora, ma non c'è da stare tranquilli. Infatti ci sono già vari metodi per mandare in tilt un telefonino con l'appoggio di Internet.

Quasi tutti si basano sull'uso dei messaggini, i famosi SMS. C'è un metodo brutale, chiamato SMS flood, che inonda il telefonino della vittima di migliaia di SMS tramite i siti Internet che consentono di mandarli gratis. Il telefonino è così preso a rispondere ai messaggi che diventa inservibile.

C'è di peggio. Slashdot.org, uno dei migliori siti Internet dedicati alla sicurezza, segnala che certi modelli (Nokia 5110 e 7110) si paralizzano completamente se gli si manda un SMS contenente 160 puntini, ed è necessario asportare e rimontare la batteria per farli ripartire. Non è permanente, ma è pur sempre un danno, soprattutto se lo si subisce dieci o venti volte al giorno.

Più in generale, gli SMS vengono regolarmente usati per controllare a distanza le impostazioni di tutti i telefonini più sofisticati, quindi un SMS opportunamente formulato può fare ogni sorta di danno. Se il vostro telefonino è di quelli che possono scaricare le suonerie dai siti come Iobox (www.iobox.com), non c'è nulla che impedisca a un burlone di usare questi siti per riprogrammarvi la suoneria, magari zittendola, così perdete tutte le chiamate perché il cellulare non squilla.

Ci si può difendere? Solo con la prevenzione, evitando di acquistare i modelli di cellulare a rischio e scegliendo quelli più semplici e spartani. Meno funzioni ci sono, meno rischi correte.

La storia è ben diversa per chi usa le agende elettroniche come il Palm Pilot: per questi apparecchi i virus esistono eccome, e si chiamano Vapor e Phage. Vapor cancella tutti i programmi aggiuntivi dell'agendina e si autodistrugge; Phage invece prende il posto dei programmi e si riproduce, per cui può essere trasmesso da un Palm a un altro se scambiate programmi infetti. Ci si difende su due fronti: evitando lo scambio di programmi e installando gli appositi programmi antivirus.

Dove andremo a finire? Di questo passo, presto ci vorrà l'antivirus anche per il tostapane.

081. Napster e soci (9/2000)

Temporaneo sospiro di sollievo per Napster e per i suoi trenta milioni di utenti. O si deve chiamarli pirati? Questo lo deve decidere, almeno dal punto di vista legale, la causa intentata dalle multinazionali discografiche contro il diciannovenne Shawn Fanning, l'autore del programma Napster, che consente lo scambio diretto di brani musicali fra utenti Internet. Nel frattempo, il tribunale ha concesso una proroga che consente al sito di Napster (www.napster.com) di operare ancora per qualche settimana.

La faccenda non è così chiara come potrebbe sembrare di primo acchito: infatti le leggi americane consentono di duplicare legalmente la musica dei CD commerciali, purché non ci sia lucro. Le leggi di altre nazioni dicono il contrario, ma non si sa bene quale sistema legale applicare agli scambi di musica via Internet, che spesso coinvolgono paesi diversi.

Allora lasciamo stare i cavilli legali e guardiamo la realtà: gli artisti musicali finirebbero sul lastrico se nessuno comperasse più i loro CD? Non è detto. Invece di rinchiudersi in asettiche sale d'incisione, potrebbero fare concerti. E poi ci sono gli sponsor: quanto guadagna Sting per prestare una sua canzone allo spot di una certa automobile? Fra l'altro, le case discografiche piangono miseria, ma nel 2000 le vendite di CD sono aumentate di mille miliardi di lire nonostante Napster.

L'industria informatica potrebbe forse insegnare qualcosa ai discografici. Un tempo tutti i programmi erano protetti contro la duplicazione abusiva e si praticavano prezzi altissimi. Ora i programmi protetti sono una manciata e i prezzi sono scesi, ma la società di software non sono fallite; anzi, stanno meglio di prima. Meditate, discografici, meditate.

Una cosa è certa: non sarà la legge, con l'eventuale chiusura di Napster, a fermare la distribuzione di musica via Internet. Sono già nati servizi alternativi, come Gnutella (www.gnutellanet.com), praticamente immuni alle azioni legali perché privi di un sito centrale. Ci sono anche siti come Fairtunes.com, dove potete mandare soldi direttamente agli artisti di cui avete prelevato la musica, scavalcando i discografici. Ci vuole più fantasia in questa lotta: le Barenaked Ladies hanno sommerso la comunità Napster di copie alterate e inascoltabili del loro nuovo singolo, rendendo impossibile trovare su Internet la versione autentica. Ma il culmine della fantasia sarebbe ridurre IVA e prezzi dei CD originali e magari metterci qualche canzone decente in più: perché perdere tempo con computer, prelevamenti e masterizzazioni se il prodotto originale è disponibile a un prezzo sensato?

082. Prove di velocità (9/2000)

La Ferrari è andata fortissimo, ma voi come ve la cavate? Non intendo in auto, ovviamente, ma su Internet: qual è la velocità reale della vostra connessione?

Non fidatevi di quello che c'è scritto sulla scatola dell'apparecchio che vi collega a Internet (modem, ISDN, ADSL): è un valore massimo teorico che in pratica non si raggiunge mai. Anche le cifre indicate dal vostro programma di connessione sono sballate, perché specificano soltanto la velocità iniziale: se la linea telefonica peggiora durante il collegamento, la velocità cala senza avvisarvi.

Se volete una verifica più precisa, provate i test di Cnet (http://webservices.cnet.com/bandwidth/), Computing Central (http://computingcentral.msn.com/topics/bandwidth/speedtest.asp) e Cable Modem.net (http://www.cable-modem.net/features/oct99/speed.html), che calcolano la vostra velocità cronometrando il tempo necessario a mandarvi una speciale pagina Web. Non occorre installare programmi speciali, e se disattivate la "cache" del vostro browser potete ripetere la prova gratis in qualsiasi momento.

Anzi, ripeterla è molto educativo: infatti noterete che i risultati variano a seconda degli orari. Se ci sono tanti utenti collegati contemporaneamente, andrete piano: è l'equivalente Internet di un ingorgo in autostrada. Per conoscere la massima velocità ottenibile dal vostro computer, provate a collegarvi a questi siti nelle prime ore del mattino dei giorni lavorativi, quando Internet è quasi deserta.

Se avete speso una cifra per farvi installare una connessione ultraveloce (ADSL e simili) e non raggiungete mai la velocità promessa dal contratto, non prendetevela subito con il fornitore del servizio. Attenti a non confondere i kilobit per secondo (kbps) che misurano le velocità su Internet con i kilobyte che indicano la grandezza dei file. Un kilobit è otto volte più piccolo, per cui una connessione a 640 kbps potrebbe trasferire in un secondo un file da 80 kilobyte, non da 640 (in realtà non raggiunge neppure queste cifre). In secondo luogo, la velocità è garantita solo da voi fino alla centrale telefonica del fornitore: la tratta rimanente può essere più lenta o più veloce, a seconda del traffico in Rete. In altre parole, non esiste una velocità assoluta su Internet.

Infatti anche i risultati delle pagine di test indicano la velocità soltanto sulla tratta da voi fino al sito che ospita la pagina; visitando un altro sito avrete risultati molto diversi. Se però i test indicano sempre velocità molto inferiori alle promesse qualunque sito visitiate, non esitate a lamentarvi con il fornitore: in questo periodo ce ne sono tanti che promettono ma non mantengono.

083. ZoneAlarm: un po' di sicurezza non guasta (18/10/2000)

Probabilmente non ve ne siete accorti, ma ogni tanto quando navigate in Internet qualcuno tenta di curiosare nel vostro computer. Non ce l'ha con voi in particolare e probabilmente non vi conosce neppure: è un intruso che sta annusando a casaccio tanti computer alla ricerca di quelli che non sono ben protetti, da usare come "rampa di lancio" per attacchi informatici o semplicemente per dimostrare la propria abilità. Ognuno si diverte come può.

Quali che siano i motivi delle intrusioni, sono certo che preferite che non abbiano successo. Per blindare bene il vostro computer c'è ZoneAlarm, un programma gratuito, prelevabile presso http://www.zonelabs.com. Se restate collegati a Internet per lunghi periodi, ad esempio perché avete una tariffa "flat" o una connessione permanente tipo ADSL, ZoneAlarm non è un optional: è indispensabile.

Tecnicamente, ZoneAlarm è un "firewall", cioè una "parete tagliafuoco", ma sarebbe meglio chiamarlo "buttafuori digitale", perché tiene fuori i curiosi e lascia passare solo i dati che voi autorizzate. Flessibile e facile da usare, rende sostanzialmente invisibile ai curiosi la vostra connessione alla Rete. Se avete una rete locale, consente di avere livelli di sicurezza diversi per le connessioni locali e per quelle verso Internet. Il programma è in inglese, ma c'è poco da decifrare: le sue impostazioni predefinite sono ottime per l'uso normale. In pratica, inizialmente blocca tutto il traffico da e verso Internet; la prima volta che un programma cerca di comunicare con la Rete, ZoneAlarm ve lo segnala e vi chiede se volete autorizzare quel programma all'uso di Internet. Potete rispondere con un'autorizzazione permanente oppure concederla di volta in volta. E' un ottimo sistema per bloccare certi programmi-spia, come Back Orifice, che vengono introdotti abusivamente nel vostro computer in vari modi e permettono all'intruso di prendere il controllo dei vostri dati.

Sullo schermo, ZoneAlarm mostra in ogni momento l'icona del programma che sta usando Internet e un bel pulsante etichettato "Stop" che interrompe immediatamente la trasmissione di dati verso l'esterno se qualche programma non autorizzato tenta di scavalcare le barriere di ZoneAlarm.

Cosa tecnicamente ancora più importante, ZoneAlarm chiude tutte le "porte" (canali di trasmissione) del vostro computer non appena cessano di essere utilizzate dai programmi.

All'atto pratico, la cosa che noterete immediatamente è la finestra a forma di fumetto che vi segnala i tentativi di accesso alla vostra macchina, indicando anche l'indirizzo dell'aspirante intruso. Rimarrete stupiti del numero di tentativi che prima di installare ZoneAlarm non avevate modo di rilevare.

084. La BSA fa pubblicità ingannevole: copiare software non è (sempre) reato (1/11/2000)

Utilizzare software copiati in azienda è un reato, dice l'aggressiva campagna pubblicitaria della BSA (Business Software Alliance), disponibile anche su Internet presso http://www2.bsa.org/italia/policy/campagna_index.html. Non è vero, tant'è che la BSA è stata denunciata all'antitrust (http://www.agcm.it) per pubblicità ingannevole.

Infatti usare software copiato non è di per sé un reato, perché ci sono migliaia di programmi, e addirittura interi sistemi operativi come Linux e BeOS, che adottano la formula del "freeware": in altre parole, possono essere copiati infinite volte e utilizzati gratuitamente in modo assolutamente legale.

Il reato di pirateria software si ha soltanto copiando un programma per il quale non si possiede la licenza di duplicazione: la legge parla chiaro. E' una differenza non da poco: la stessa che c'è fra usare l'auto di un amico con il suo consenso e prendergliela senza che lui sia d'accordo. Nel primo caso è un prestito, nel secondo è un furto.

Il messaggio ingannevole della BSA è pericoloso perché induce a credere che il freeware sia vietato in azienda. Di conseguenza, i tanti imprenditori che ad esempio hanno installato Linux per la gestione della propria rete aziendale o StarOffice per scrivere testi e gestire fogli elettronici e database, potrebbero temere di essere fuorilegge. Tranquilli, non è così.

Questo non toglie che i dati sulla pirateria software in Italia siano una vergogna nazionale che ci allontana dall'Europa: un programma su due è pirata, si fa di peggio soltanto in Cina. Chi usa a scrocco il software a pagamento fa concorrenza sleale a chi invece lo paga onestamente, proprio come chi evade le tasse. Ed è per questo che gli scrocconi vanno denunciati: per evitare che ci vadano di mezzo, come sempre, gli onesti.

Lo so che c'è sempre chi si difende dicendo che il software costa caro e invoca lo stato di necessità per giustificare la duplicazione abusiva. Scusa da codardi. Non potete permettervi il software commerciale? Usate quello gratuito, che funziona benissimo: sono finiti i tempi in cui era roba da dilettanti. Informatevi.

E a proposito di programmi gratuiti, se vi va di far risparmiare al governo un po' di miliardi (quattromila, per la precisione), aderite anche voi alla lettera aperta di Interlex.it (http://www.interlex.it), che propone l'uso del software gratuito nella pubblica amministrazione, come già fatto dai ministeri degli Esteri e di Grazia e Giustizia. Chissà che grazie agli informatici non si eviti un'altra stangatina.

085. Modi di connettersi (prima parte) (8/11/2000)

Meditate di regalarvi o regalare Internet per Natale? Prima sorpresa: non è affatto indispensabile il computer per accedere alla Rete. Si può navigare in Internet anche con il televisore di casa, il telefonino, le agende elettroniche, le console per videogiochi, alcuni giocattoli elettronici, vari modelli di telefono domestico e persino con certi forni a microonde (non sto scherzando). E spesso questi aggeggi sono più pratici del macchinoso e ingombrante personal computer.

Seconda sorpresa: c'è più di un modo per allacciarsi alla Rete, ciascuno offerto da vari fornitori, con rispettivi pro e contro e giungle di prezzi e prestazioni. E non è detto che i più cari funzionino meglio.

Confusi? Niente panico. Ecco una breve guida per aiutarvi a scegliere il modo di entrare in Rete su misura per voi.

Cominciamo dal caso classico: collegare un computer a Internet. La soluzione tradizionale consiste nell'installare nel computer un modem (spesso è preinstallato) e collegare il tutto alla normale linea telefonica di casa. Costa poco e non ci sono complicazioni burocratiche, a parte l'attivazione di un abbonamento con uno dei tanti fornitori d'accesso (molti dei quali sono gratuiti). Fatto questo, l'unica spesa è quella delle telefonate urbane da fare ogni volta che volete accedere a Internet. Alcuni fornitori d'accesso offrono formule a forfait: si paga un fisso mensile e ci si collega quanto si vuole.

Questa soluzione spiccia ha due problemi: occupa la linea telefonica, con conseguenti liti domestiche, ed è lenta. Il primo problema si può scavalcare installando una seconda linea (pagando un canone supplementare); il secondo no. Anche con il migliore dei modem, la velocità massima teorica è 56.000 bit per secondo (bps), e in pratica è sempre inferiore. Nel caso migliore, scaricare un brano musicale MP3 richiede almeno dieci minuti di attesa.

Le cose migliorano se attivate una linea ISDN: con poche modifiche all'impianto normale ottenete due linee telefoniche digitali da 64.000 bps, sommabili per arrivare a 128.000 bps. Se sommate le linee, il tempo teorico per prelevare un brano MP3 scende a quattro minuti, ma attenzione: si sommano anche i costi telefonici. Inoltre ci vuole un "modem" apposito, più caro di quello normale, e il canone è il doppio di quello di una singola linea telefonica normale. Insomma, la spesa è notevole a fronte di un miglioramento piuttosto modesto.

Volete di meglio? Nessun problema: basta aprire di più il portafogli e arriverete a velocità anche dieci volte superiori. Ma di questo parliamo la prossima volta.

086. Modi di connettersi (seconda parte) (15/11/2000)

Continua la panoramica sui vari modi per collegarsi a Internet. La settimana scorsa ho descritto pro e contro di quelli classici: linea telefonica normale e ISDN. Ora tocca a quelli più evoluti, restando però sempre "al guinzaglio", ossia legati a un filo telefonico.

In questo campo (il cosiddetto "broadband") la soluzione tecnica che va per la maggiore adesso è ADSL. E' disponibile in quasi tutta Italia (basta essere a non più di qualche centinaio di metri dalla propria centrale telefonica), non richiede la posa di nuovi fili in casa, e in genere si installa in modo rapido e indolore. I dolori cominciano con i costi: circa centomila lire al mese. E' caro? Non troppo, se considerate che è la stessa somma che spende un fumatore medio. Invece dell'alito da posacenere, però, per questa cifra ottenete una velocità di punta di 640 kbps (kilobit per secondo): un brano Mp3 si scarica in meno di un minuto, contro i dieci di una linea telefonica normale. In più siete collegati a Internet in permanenza, senza ulteriori spese di traffico telefonico, e potete navigare contemporaneamente sulla Rete anche con due o più computer. Ciliegina sulla torta: la linea telefonica di casa rimane comunque libera.

Ma non è tutto rose e fiori: blindate bene il vostro computer con gli appositi programmi "firewall", perché le connessioni ADSL, proprio per il fatto di essere permanenti, sono più esposte di quelle normali agli attacchi informatici; non necessariamente per sbirciare nel vostro computer, ma per usarlo come inconsapevole testa di ponte per attacchi contro i grandi siti della Rete.

Se volete velocità ancora maggiori, potete cimentarvi con Internet via satellite: alcuni fornitori, come Netsystem.com, promettono oltre 2000 kbps (una canzone Mp3 arriva in venti secondi). Basta investire mezzo milione nel "modem" satellitare e avere una parabola digitale (anche senza decoder) puntata sul satellite Astra: poi pagate soltanto le telefonate che fate con il computer per selezionare le pagine di Internet che volete ricevere. Problemi: uno smanettone curioso può "origliare" il segnale che vi manda il satellite e vedere quali siti navigate, e se ci sono tanti navigatori satellitari collegati simultaneamente la velocità cala drasticamente.

E attenzione: in entrambi i sistemi, l'alta velocità è offerta soltanto in ricezione. I dati in uscita dal vostro computer viaggiano a velocità normali (33,6 kbps). Se vi serve velocità anche in trasmissione, ISDN rimane la soluzione più abbordabile con i suoi 128 kbps: andare oltre si può, ma è un salasso.

Non volete essere legati a un filo? Troverete qui tutti i dettagli (con sorprese) la prossima settimana.

087. Modi di connettersi (terza parte) (22/11/2000)

Nelle puntate precedenti ho accennato ai vari modi per collegare un computer a Internet da una postazione fissa. Ma si può anche avere Internet mobile: tutte le informazioni della Rete sempre a portata di mano, anche dove non c'è un filo telefonico a disposizione.

Purtroppo oggi la tecnologia di Internet senza filo (o "wireless", se volete il gergo) è come l'italiano di molti mister: allo stadio infantile. Non credete alle mirabolanti promesse dei venditori: collegarsi alla Rete mentre si è in viaggio o in movimento è una vera pena. Bisogna passare attraverso un telefonino, che viaggia a malapena a 9,6 kilobit per secondo (kbps) contro i 50 kbps circa di una normale linea telefonica. In queste condizioni, e con tariffe intorno alle cento lire al minuto, usare Internet per qualsiasi cosa a parte la posta è una costosa pazzia: ad esempio, scaricare un brano musicale MP3 richiede un'ora (sempre che non cada la linea) invece dei dieci minuti della linea fissa. I costi ve li lascio immaginare. Altro che musica gratis.

Fra l'altro è inutile sborsare cifre da svenimento per un cellulare più sofisticato: il limite di velocità di 9,6 kbps vale per tutti i GSM, senza distinzioni (a parte alcuni trucchi, come l'HSCSD da 14,4 kbps, che è saggio lasciare agli smanettoni).

Avrete forse sentito parlare di un certo Wap, propinato come Internet sul telefonino. Altra bugia da venditore: quello che potete vedere con un cellulare Wap è solo una frazione lenta e misera della Rete, e le tariffe sono punitive.

Le cose, però, stanno per cambiare, e da subito. Nei prossimi mesi arriverà lo standard GPRS, che consente velocità superiori a quelle di una linea telefonica fissa: in futuro fino a 170 kbps, all'inizio circa la metà. La rete è pronta (è la stessa del GSM), tutti i gestori sono alla sperimentazione avanzata e Omnitel promette il GPRS dal 24 novembre in ventisette città per gli abbonati aziendali, tutta Italia entro fine anno. Certo, ci vuole un telefonino apposito, ma il traffico si paga in base ai bit mandati e ricevuti, non al tempo, e la connessione è sempre aperta. In queste condizioni, presto Internet sul telefonino farà concorrenza anche all'accesso telefonico fisso tradizionale.

E il famoso UMTS? Inutile restare in attesa, perché non sarà pronto per un pezzo (si parla del 2003), ma soprattutto perché i 2000 kbps promessi varranno soltanto se resterete assolutamente immobili. E allora che Internet mobile è? Peggio ancora, almeno inizialmente quella velocità sarà condivisa fra gli utenti di una cellula: ne bastano venti che telefonano insieme per tornare ai livelli del GPRS. Se è Internet mobile che vi serve, quindi, è inutile guardare all'UMTS: meglio l'alternativa GPRS già disponibile.

088. Modi di connettersi (quarta parte) (29/11/2000)

Sempre indecisi su come regalarvi Internet per Natale? Non è detto che dobbiate per forza comperare un computer: sono finiti i tempi in cui era obbligatorio ricorrere a questi aggeggi delicati e macchinosi. Se avete in odio il computer ma Internet vi intriga, ci sono due soluzioni molto semplici.

La prima soluzione probabilmente l'avete in tasca: è il telefonino. Anche i modelli meno sofisticati consentono di spedire SMS (i famigerati "messaggini") e convertirli in e-mail; viceversa, un utente Internet può mandare un e-mail al vostro cellulare, che lo riceverà come SMS. L'importante è restare nel limite di 160 caratteri a messaggio, tutto compreso. Ogni operatore telefonico usa una procedura diversa: contattate il vostro per sapere come fare. In alternativa c'è Wappi (http://www.wappi.com), che ha il vantaggio di mantenere riservato il vostro numero di cellulare assegnandovi gratuitamente un indirizzo di e-mail alfabetico (ad esempio io ho topone@wappi.com) che non cambia anche se cambiate numero di telefonino.

Se volete un accesso più completo a Internet, potete anche svenarvi con un cellulare dotato di browser integrato, come i Nokia serie 9000, oppure assoggettarvi a un salasso quasi uguale comperando un PDA, cioè una di quelle agende elettroniche tuttofare, da collegare al telefonino o alla linea telefonica di casa. Ma significa spendere un milione e passa: conviene soltanto se avete davvero grandi esigenze di mobilità, e comunque questi apparecchi sono macchinosi quanto un computer, per cui siete daccapo in fatto di semplicità d'uso.

Se volete assaggiare Internet spendendo poco e non volete impegolarvi con il computer, provate i set top box: scatolotti da collegare al telefono per sfogliare Internet sullo schermo del televisore. A cifre accettabili, danno lo stesso livello di accesso alla Rete offerto dai computer, comprese funzioni evolute come Java, acquisti sicuri, musica, giochi, stampa delle pagine Web e aggiornamento automatico del software interno.

I principali nomi del settore sono Freedomland (http://www.freedomland.net), che offre l'apparecchio in comodato gratuito in cambio di un canone di 20.000 lire al mese, e Tin.it, con il suo Playweb (http://www.tin.it/internet-tv), in vendita a 300.000 lire. Svantaggi? Non potete installare programmi supplementari, come Napster o ICQ; ma per l'uso normale della Rete questo non è un problema.

089. ECDL: patente di "guida" per il computer? (6/12/2000)

Ormai non c'è più scampo: nel mondo dello studio e del lavoro, saper usare il computer è diventato un requisito fondamentale quanto saper leggere e scrivere. Il problema è imparare: i corsi d'informatica sono cari e molto spesso raffazzonati, ed è difficile discriminare fra quelli seri e quelli che mirano soltanto a mungervi il portafogli. Le fregature abbondano.

I datori di lavoro, dal canto loro, hanno il problema di distinguere chi sa davvero padroneggiare il computer da chi annaspa maldestramente. Il fatto che un candidato abbia frequentato un generico corso d'informatica dice loro ben poco.

C'è una soluzione a questi problemi: la cosiddetta "Patente europea del computer" o ECDL (European Computer Driving Licence). E' un certificato, riconosciuto a livello internazionale e sostenuto dall'Unione Europea, che misura e attesta con precisione la capacità di usare il computer nelle applicazioni più comuni. Nel sito Internet dell'ECDL (http://www.ecdl.com/country/italy.html) trovate tutti i dettagli, ma la sostanza è questa: la patente informatica si ottiene superando una serie di esami (uno teorico e sei pratici) che spaziano dai concetti di base all'elaborazione dei testi fino all'uso di Internet. Non è indispensabile affrontarli in blocco: basta che li superiate nell'arco di tre anni. I costi sono molto ragionevoli: centoventimila lire per acquistare la "Skills Card" (una sorta di libretto su cui registrare gli esami superati) e ventiquattromila lire per ogni esame. Come per la patente automobilistica, potete presentarvi anche da "privatisti": in questo caso non ci sono altre spese. Diversamente potete seguire uno degli appositi corsi di preparazione oppure acquistare i libri preparatori pubblicati da varie case editrici.

Ora che l'ECDL fa da standard, tanto da essere stato adottato dal Ministero della Pubblica Istruzione e da costituire credito formativo per la maturità, è chiaro che un corso d'informatica che non offra la preparazione all'ECDL va scartato immediatamente.

L'ECDL conviene anche se ve la cavate già bene con il computer: documenta chiaramente cosa sapete fare, usando criteri che un datore di lavoro può capire al volo anche se non sa nulla d'informatica, come capita molto spesso.

Unico neo: la patente è interamente basata su programmi Microsoft. Di solito questo è un bene, dato che i prodotti Microsoft sono di gran lunga i più diffusi, ma è una limitazione se avete aspirazioni informatiche più sofisticate: in questo caso vi serve conoscere il sistema operativo Unix (ad esempio tramite Linux) e gli standard di Internet. Ma dove si va a imparare Unix? Troverete la sorprendente risposta cercando su Internet la parola magica "Hacklab".

Correzione: in realtà il corso ECDL è (almeno in teoria) indipendente dal sistema operativo ed è possibile sostenere gli esami portando sistemi operativi e applicazioni diversi da quelli Microsoft. Tuttavia in pratica è difficilissimo trovare una commissione d'esame in grado di tenere l'esame con prodotti non-Microsoft. Questo non è colpa dell'ECDL, ma la situazione di fatto è questa.

090. Hybris paralizza Infinito.it (13/12/2000)

Caos fra gli utenti di Infinito.it: nel fine settimana si sono trovati con il servizio di e-mail completamente bloccato, sia in ingresso sia in uscita, a causa di un virus di nome Hybris. E il peggio deve ancora venire: Infinito.it è soltanto una delle sue prime vittime di spicco, perché Hybris sta imperversando ovunque.

Come fa un virus a essere così micidiale da mettere in ginocchio un grande fornitore d'accesso a Internet, con alle spalle fior di esperienza e competenza? Cosa contiene di tanto diabolico?

Qui sta l'ironia. Hybris non sfrutta arcane falle della programmazione dei sistemi informatici: fa leva sull'impreparazione dei nuovi utenti. Come tanti altri virus, infatti, circola come allegato a un messaggio. Per infettare il vostro computer è necessario che eseguiate questo allegato, ad esempio cliccandovi sopra volontariamente due volte. Fatto questo, Hybris manda una copia di se stesso a ogni persona alla quale spedite un messaggio. E' una classica tecnica degli autori di virus. Ma attenzione: niente cliccata sull'allegato, niente infezione. Fermare il virus sarebbe facile, insomma.

Se un virus poco sofisticato come Hybris dilaga in Rete, vuol dire che tanti, troppi utenti si affacciano a Internet senza conoscerne le norme fondamentali di sicurezza. E' quindi meglio ricordarle qui.

Primo: se ricevete un allegato da uno sconosciuto, cancellatelo subito. Non abboccate a inviti del tipo "clicca sull'allegato per vedere il calendario di Megan Gale" e simili. Ricordate che un virus può annidarsi non solo nei programmi, ma anche nei documenti (file di Word, Excel, salvaschermo, eccetera).

Secondo: anche se l'allegato proviene da una persona che conoscete, non apritelo: il vostro amico è probabilmente portatore inconsapevole di un virus. Sottoponete tutti gli allegati a un controllo antivirus.

Terzo: usate un antivirus aggiornatissimo. Gli aggiornamenti vengono distribuiti con cadenza quotidiana, per cui se ricevete un allegato che nonostante tutto volete aprire, prima di tutto aggiornate il vostro antivirus, poi usatelo per esaminare l'allegato, che va aperto soltanto dopo che questo controllo ha dato esito negativo.

Quarto: niente panico. Potete ricevere in allegato tutti i virus del mondo, ma non vi faranno niente se non li aprite. Prendete nota dei messaggi del vostro antivirus, poi avvisate il mittente che sta spandendo messaggi infetti.

Finora chi sceglieva di ignorare le regole della Rete faceva male soltanto a se stesso, ma oggi coinvolge anche gli altri: il servizio di Infinito.it è rimasto chiuso per tutti, accorti e sprovveduti, senza distinzioni. In altre parole, informarsi prima di entrare in Internet non è più una scelta: è un dovere.

091. Sistemate il vostro Outlook! (20/12/2000)

Avete notato che spesso le sequenze di messaggi di posta e nei newsgroup sono scombinate, per cui nelle discussioni la risposta arriva prima della domanda e si perde il "thread", cioè il filo del discorso? E che dire di quelle strane catene di "Re: R: Re: R: I:" che si accumulano nei titoli dei messaggi man mano che procede il "botta e risposta"?

Non sono difetti di funzionamento di Internet: in entrambi i casi c'è lo zampino di qualche utente il cui programma non ha rispettato gli standard della Rete, in particolare quello denominato RFC1036 (reperibile presso ftp://ftp.nic.it/rfc/), secondo il quale il titolo della risposta a un messaggio dovrebbe sempre iniziare con "Re:" seguito da uno spazio. Quasi tutti i programmi di gestione dell'e-mail e dei newsgroup adoperati dagli utenti contano su questa consuetudine per raggruppare e riordinare i messaggi secondo la loro sequenza logica. Se lo standard non viene rispettato, nasce il caos: è come leggere a casaccio le pagine di un giallo.

E' quello che succede con alcune vecchie versioni ancora molto diffuse di Microsoft Outlook Express, ad esempio, che sostituiscono "Re:" con altri prefissi ("I:", "R:", "AW:" e simili). Gli utenti Outlook non si accorgono del problema, perché tutte le versioni di questo programma si capiscono fra di loro usando altri sistemi non standard, ma chi adopera altri programmi, come Eudora, Free Agent o Pegasus, che rispettano da sempre la convenzione, si trova con l'ordinamento dei messaggi completamente stravolto.

Se trovate che gli altri utenti si lamentano del comportamento del vostro Outlook, c'è un rimedio semplice: passate a un Outlook più aggiornato, prelevabile gratuitamente. Dalla versione 5.00.2919.6600, infatti, anche Outlook aderisce allo standard. In alternativa, potete seguire le dettagliatissime spiegazioni pubblicate nel newsgroup it.faq con il titolo "Mini-FAQ: Outlook Express e il prefisso 'R:'": in sintesi, a seconda di quanto è vecchia la vostra versione di Outlook, basta regolarla in modo che usi sempre le intestazioni in inglese nel menu delle impostazioni internazionali, oppure installare la "patch" (correzione) reperibile presso http://www.vene.ws/mail/patch.asp. Attenzione: non è una correzione ufficiale Microsoft, ma funziona benissimo lo stesso.

Dovreste prendervi la briga di aggiornare il vostro programma soltanto per fare un piacere agli altri? Certamente. Internet è basata sulla collaborazione, non sull'anarchia. E se il vostro senso civico non vi stimola a sufficienza, ricordate che molti newsgroup della gerarchia .it cestinano direttamente i messaggi fuori standard.

092. Aggiornarsi conviene sempre, Guninski insegna (27/12/2000)

Avete trovato un computer sotto l'albero di Natale? Vuol dire che qualcuno vi ama, ma vuole anche farvi venire il mal di testa: non solo dovrete districarvi nelle matasse di fili e connettori da accoppiare, ma dovrete sicuramente aggiornare il sistema operativo (di solito Windows) fornito insieme al computer, anche se è nuovo di zecca.

Infatti in informatica c'è un piccolo segreto da svelare. Fra l'uscita di una versione ufficiale e l'altra (ad esempio fra le versioni 95 e 98), tutti i programmi subiscono degli aggiornamenti intermedi che di norma sono poco pubblicizzati. Questi aggiornamenti sono frequentissimi, persino settimanali, e contengono correzioni dell'ultimo momento, ampliamenti e difese contro le intrusioni informatiche. Per fortuna sono quasi sempre gratuiti e scaricabili via Internet: Windows, per esempio, offre la funzione Windows Update, per cui basta collegarsi alla Rete per ricevere e installare automaticamente tutti gli aggiornamenti necessari.

E' un sistema molto comodo, eppure so che molti di voi non lo usano, un po' per pigrizia, un po' perché viene preso sottogamba. Male: le conseguenze posso essere molto serie. Nel caso migliore, alcune parti di Internet possono risultarvi inutilizzabili perché leggibili soltanto con software recentissimo: tipicamente si tratta di filmati, animazioni o musica. Nel caso peggiore, qualcuno può approfittarne per intrufolarsi nel vostro computer.

Esempio pratico: alcune pagine Web contengono codici nascosti che sono in grado di scavalcare i più rinomati antivirus e firewall (come ZoneAlarm) e depositare qualsiasi file dentro il vostro PC. Questo file può essere un virus o un "server ostile" come Back Orifice, cioè un programma che consente all'intruso di prendere il controllo della vostra macchina, copiando i vostri file, leggendo la vostra posta e addirittura accendendo microfono e telecamera (Webcam) per origliare e sbirciarvi a distanza.

Scettici? Il bulgaro Georgi Guninski, un veneratissimo "pibe de oro" informatico, ha preparato per voi una dimostrazione innocua. Andate alla pagina Web http://www.guninski.com/javaea2.html. L'infezione avviene semplicemente visualizzando questa pagina: se usate Windows e Internet Explorer senza disabilitare ActiveX (l'impostazione normale) e non avete aggiornato il vostro software, vi troverete sul Desktop o nella cartella Startup/Avvio automatico un file di nome EA.HTA. In questo caso il file volutamente non è pericoloso, ma al suo posto avrebbe potuto esserci qualsiasi altro programma ben più dannoso.

La soluzione? Aggiornarsi, appunto: Microsoft ha già preparato le contromisure, disponibili gratuitamente presso http://www.microsoft.com/technet/security/bulletin/ms00-075.asp.


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