Salvate Amina Lawal dalla lapidazione!

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Indagine iniziale: marzo 2002. Ultimo aggiornamento: 12/8/2005.

Indagini antibufala consultate dal 7/11/2003:

Elenco delle indagini - Pagina iniziale del sito

English abstract (il resto è in italiano)

An e-mail appeal is claiming that Amina Lawal, a Nigerian mother accused of adultery, has been sentenced to death by stoning. The appeal urges everyone to put pressure on the Nigerian government to spare Amina's life. Links to Amnesty International's websites are often cited.

The appeal was genuine but is now obsolete. Amina Lawal won her legal appeal on September 25, 2003, and will not be sentenced. Details are available below (in Italian) and from many news sites, such as the BBC.

Il testo dell'appello

ATTENZIONE: circolano vari appelli riguardanti Amina Lawal, una giovane nigeriana condannata alla lapidazione perché accusata di adulterio. Alcuni erano originariamente autentici e sono diventati una bufala perché obsoleti: altri sono frutto di un malinteso e sono bufale sin dall'origine.

Il primo appello (originariamente autentico)

Con le consuete varianti tipiche delle catene di sant'Antonio, nella seconda metà del 2002 prese a circolare un appello per raccogliere firme o inviare e-mail allo scopo di salvare Amina. Ecco un esempio di testo dell'appello.

CAMPAGNA: FERMIAMO LE PIETRE DELL'IPOCRISIA.

Rompi il silenzio che uccide Amina. Invia il seguente testo per e.mail all'ambasciata Nigeriana in Italia e coinvolgi in questa iniziativa il maggior numero di persone.

All' indirizzo nigerian.rome@iol.it

A Sua Eccellenza Ambasciatore della Nigeria in Italia

Via Orazio, 18 00193 Roma

In forza del diritto alla vita di ogni persona, ci rivolgiamo a Lei, in considerazione del Suo potere istituzionale, perchè si faccia interprete della indignazione di tante e di tanti ed intervenga immediatamente al fine di fermare la decisione di omicidio per lapidazione di Amina Lawal, cittadina nigeriana.

Firma

Data

Il secondo appello (autentico nella sostanza)

Intorno a marzo 2003 iniziò a diffondersi una nuova catena di sant'Antonio che invitava a sottoscrivere un appello di Amnesty International in favore di Amina:

Manca solo un mese e poi la nuova vincitrice nigeriana del concorso "sforna un bambino e muori con la testa sfasciata" verrà dovutamente lapidata. L'altra notte ho visto come lapidano la gente secondo la Sharia. La differenza tra uomini e donne è che le donne vengono sì imbavagliate e avvolte in un telo e sotterrate fino al busto, ma per loro si ha l'attenzione di sotterrare anche la zona del seno, perchè è zona da Non colpire o sfiorare.... Una folla impazzita sfascia quindi loro esclusivamente la testa. Si puo' combattere, vincere, tanta ignoranza?

Rimangono solo trenta giorni di tempo. Con Safyia ha funzionato. grazie, Come molti avranno sentito, una donna nigeriana recentemente è stata condannata a morte per aver avuto un bambino illegittimo. Amina Lawal è stata condannata a morte per LAPIDAZIONE, verrà seppellita fino al collo, e i suoi esecutori le tireranno delle pietre fino a che non le spaccheranno il cranio e morirà in maniera dolorosa e orribile. Amina ha solo trenta giorni per ricorrere in appello. Per favore, andate sul sito di Amnesty International http://www.amnesty.it/primopiano/nigeria.php3

Prende solo un minuto, e può aiutare a salvarle la vita, così come può servire a far cessare questa terribile condanna in un paese che si definisce democratico! Spedite questo messaggio a più persone che potete. Grazie.

P.S.: l'altra ragazza nigeriana (Safiya) per cui era stata fatta la stessa campagna la vita è stata salvata; tentar non nuoce neanche ora.

Il terzo appello (parzialmente esatto)

Sempre a marzo 2003, verso la fine del mese, iniziò a diffondersi questo secondo appello:

ALLA FINE HANNO APPROVATO LA LAPIDAZIONE DI AMINA

Il Tribunale supremo della Nigeria ha ratificato la condanna a morte per lapidazione di AMINA; ha solamente posticipato l'esecuzione di due mesi per permetterle di allattare il suo bambino.

Trascorso questo termine la sotterreranno fino al collo e l'ammazzeranno a sassate, a meno che una valanga di dissensi non riesca a dissuadere le Autorità Nigeriane.

Amnesty International chiede il tuo appoggio tramite la tua firma nelle sue pagine web.

Mediante una campagna di firme come questa si salvò in passato un'altra donna, Safiya, nella stessa situazione. Sembra che per AMINA abbiano ricevuto pochissime firme.

Contatta subito: http://www.amnesty.it/appelli/appellonigeria.php3

e firma per AMINA

Non pensare che non serva a niente; all'altra donna salvò la vita.

Fai circolare questo messaggio fra le persone che sai sensibili a questa orribile minaccia di morte. Fallo subito, io l'ho già fatto.

Il quarto appello (bufalino sin dalla nascita)

A marzo 2004 iniziò a diffondersi via e-mail una nuova serie di appelli per salvare di nuovo Amina. Eccone uno esempio:

Hanno approvato la lapidazione di Amina! Fai girare per favore.

Sono arrivate POCHE FIRME!!! Il tribunale Supremo della Nigeria ha ratificato la sentenza a morte per la lapidazione di Amina, e ha soltanto ritardato la esecuzione della sentenza di due mesi per l'allontanamentodal suo bambino.Trascorso questo termine sarà interrata fino al collo e lapidata a meno che una valanga di firme non riesca a dissuadere le autorità Nigeriane. Amnesty Internacional chiede il tuo appoggio attraverso la tua firma nella sua pagina web.Tramite una campagna di raccolta firme come questa si riuscì a salvare Safiya,nella stessa situazione. Pare che per Amina abbiano ricevuto pochissime firme.

Contatta il sito: www.amnistiapornigeria.org  e firma per Amina. Non pensare che non serva a nulla, all'altra donna le ha salvato la vita!

Fai circolare questo messaggio per favore.

Grazie!

Perché NON era una bufala, ma lo è diventata

Amina era effettivamente a rischio di lapidazione, ma è stata assolta definitivamente il 25 settembre 2003. Qualunque appello che dica il contrario è ormai una bufala.

La storia di Amina fece il giro del mondo e fu riportata da tutti i principali telegiornali, quotidiani e siti Web, per cui non vi è dubbio sulla sua autenticità di fondo.

Breve cronologia

Del caso di Amina parlarono, per esempio, la BBC il 25 marzo 2002, la rivista Time del 17 giugno 2002, e di nuovo la BBC il 3 giugno 2002.

Inizialmente sembrò che la pena di Amina fosse stata sospesa; poi il tribunale nigeriano cambiò idea, e la condanna di Amina divenne definitiva. La notizia fu segnalata anche dal TG2 il 19/8/2002. Un aggiornamento della CNN del 28 agosto 2003 mostrò questa foto di Amina:

[foto di Amina Lawal]

Amina Lawal.

Come per il precedente caso di un'altra donna nigeriana, Safiya Hussaini, i media si mobilitarono anche per Amina (lo fecere per esempio Repubblica e la trasmissione Rai Zapping). Si attivò anche Amnesty International, pubblicando una pagina in spagnolo (grazie a franek.klos per la segnalazione) e una in inglese disponibile a suo tempo anche presso www.amnesty.org.

Secondo quanto riportato allora dal sito Amnistiaporsafiya.org, il 23 gennaio 2003 la Corte Superiore d'Appello per la legge islamica dello stato del Katsina annunciò che il 25 marzo 2003 si sarebbe tenuta l'udienza di ricorso contro la condanna di Amina alla lapidazione. Ringrazio ezio.f***o per la segnalazione.

Fu a questo punto che iniziò a circolare il terzo appello. A parte i suoi dettagli truculenti e discutibili ("Manca solo un mese e poi la nuova vincitrice nigeriana del concorso "sforna un bambino e muori con la testa sfasciata" verrà dovutamente lapidata. L'altra notte ho visto come lapidano la gente secondo la Sharia" eccetera), l'invito, una volta tanto, non era affatto una bufala, dato che presso il sito italiano di Amnesty citato nella catena c'era un dossier sul caso di Amina, che includeva un appello da sottoscrivere e inviare (presumibilmente via e-mail) al presidente nigeriano Obasanjo. L'appello di Amnesty raggiunse in meno di un mese circa 270.000 adesioni.

Anche il sito inglese di Amnesty International offriva un aggiornamento sulla situazione.

Intorno a marzo 2003, il sito antibufala Snopes.com pubblicò una spiegazione (in inglese) delle differenze fra il caso di Amina e quello di Safiya (Safiya fu salvata grazie al cavillo che l'"adulterio" era avvenuto prima dell'entrata in vigore della Sharia) e i motivi per cui l'appello al presidente Obasanjo difficilmente avrebbe avuto effetto: Obasanjo, cristiano, era contrario alla sentenza, ma in pratica non aveva poteri che gli consentissero di interferire nella decisione, a causa del sistema federale sul quale è basata la Nigeria, musulmana al nord e cristiana al sud.

L'udienza per decidere la sorte di Amina, prevista per il 26 marzo 2003, non si tenne, e il processo fu rinviato al 3 giugno 2003 per mancanza del numero legale dei giudici (2 su 4). L'appello legale di Amina venne così rinviato a dopo le elezioni nigeriane di maggio. Non fu data alcuna motivazione per l'assenza dei giudici, ma parve abbastanza ovvio che si trattasse di un'assenza dettata da pressioni politiche: la sentenza, se emessa durante la campagna elettorale, avrebbe potuto scatenare le tensioni costanti fra le comunità musulmane e cristiane della Nigeria, che avevano già fatto migliaia di morti.

Pochi giorni dopo il rinvio dell'udienza prese a circolare un nuovo appello per Amina (il terzo citato qui sopra).

L'appello era sbagliato dove affermava che l'esecuzione era posticipata "di due mesi per permetterle di allattare il suo bambino": il motivo era ben diverso. Come documentato dalla BBC, l'appello legale di Amina era stato rinviato a dopo le elezioni nigeriane di maggio (l'allattamento non c'entrava). Inoltre l'esecuzione non sarebbe stata affatto automatica come diceva l'appello. Secondo la BBC, infatti, se a giugno 2003 l'appello legale di Amina non avesse avuto successo, avrebbe potuto ancora ricorrere all'Alta Corte della capitale Abuja e poi alla Corte Suprema federale.

Era invece esatto il riferimento alla pagina di Amnesty International (altre varianti dell'appello rimandavano a pagine di Amnesty in altre lingue). Tuttavia era errata la frase "Sembra che per AMINA abbiano ricevuto pochissime firme", dato che un mio rilevamento al 28 marzo 2003 contava oltre 392.000 "firme" sul sito italiano e ben 3.708.423 presso www.amnistiaporsafiya.org.

Ad agosto 2003 iniziarono a circolare anche vari appelli che annunciavano che Amina era già stata condannata. Erano bufale, smentite fra l'altro anche da Amnesty International. L'udienza di appello fu fissata per il 27 agosto 2003, e come riferito dalla CNN del 28 agosto 2003, fu stabilito che la decisione dei giudici sarebbe stata annunciata il 25 settembre 2003.

Il 25 settembre 2003 i giudici annunciarono che Amina era stata assolta e la sua condanna alla lapidazione era stata annullata. La notizia fu riportata per esempio dalla BBC, da Rainews 24 e da Repubblica.it.

Le motivazioni per l'assoluzione presentate dai giudici sono piuttosto originali: infatti secondo la BBC, Amina, condannata per aver avuto una figlia al di fuori del matrimonio, è stata assolta a causa di "errori procedurali durante il processo originale e del fatto che il suo adulterio non è stato dimostrato oltre ogni dubbio". E' interessante notare che Amina si è presentata in tribunale con la figlia Wasila, nata ben due anni dopo che Amina aveva divorziato. Immagino che alla pargoletta verrà dato il soprannome "Oltre Ogni Dubbio".

In realtà una "spiegazione" ci sarebbe: secondo la legge islamica, infatti, il periodo massimo di gestazione è (tenetevi forte) quattro anni o cinque. Anzi, vi sono fonti ritenute autorevoli che spingono questo periodo fino a sette anni, come descritto (in inglese) per esempio in questa discussione sul caso analogo di Safiya e in una dichiarazione dell'avvocato di Amina.

Questo, per dirla educatamente, pone molti dubbi sull'affidabilità dei ginecologi musulmani che seguono le regole religiose invece di quelle della scienza, ma questa è un'altra storia. Quello che conta è che Amina Lawal è stata assolta definitivamente il 25 settembre 2003.

Ma Amnesty dice che è condannata!

Per molto tempo sono rimaste in circolazione (e ci sono forse tuttora) numerose pagine Web sul caso di Amina che la indicano come "condannata", ma soltanto perché risalgono a prima dell'assoluzione.

Inoltre, alcuni appelli citano o citavano una pagina di Amnesty International (ora rimossa) che mostrava la foto di Amina e proponeva una raccolta di adesioni, ma non per fermare la lapidazione della giovane nigeriana, bensì per una petizione alle autorità del paese affinché fosse introdotta una moratoria di tutte le esecuzioni capitali in Nigeria. La pagina conteneva, forse in caratteri troppo poco evidenti, l'avviso in più lingue (compreso l'italiano), datato 25/9/2003, che "Amina Lawal [...] è libera e la sua condanna è stata annullata".

Il sito www.amnistiapornigeria.org, invece, ha involontariamente causato una monumentale epidemia di fettasalamite oculare degli utenti della Rete. Il sito indicato nell'appello era autentico e apparteneva (e appartiene tuttora) ad Amnesty International, ma non conteneva un appello per Amina: usava semplicemente le foto di Amina e di Safiya per ricordare che in Nigeria ci sono "487 persone in attesa di esecuzione".

La pagina medesima diceva che Amina e Safiya sono libere: "Gracias al apoyo de millones de ciudadanos Safiya Hussaini y Amina Lawal están en libertad."

Sarebbe bastato, insomma, che chi diffondeva gli appelli si prendesse la briga di leggere prima di cliccare a vanvera.

[schermata della pagina che causa l'equivoco]
La pagina Web citata nel nuovo appello: basta leggerla per capire che Amina non è oggetto della campagna di Amnesty International. La pagina è stata successivamente aggiornata con una vistosa nota di chiarimento.

Avvertimenti di rito: i difetti delle "raccolte di firme" via e-mail

Il successo della passata campagna per Safiya è un risultato notevole, ma non deve indurre a generalizzazioni. La campagna di e-mail ha avuto successo perché è stata affiancata da un' intensa copertura da parte dei giornali e delle televisioni. Senza questo supporto esterno, invitare le persone a mandare e-mail di protesta è pericoloso e spesso controproducente. Ecco perché:

Il mio consiglio, pertanto, è (naturalmente dopo aver accettato l'autenticità dell'appello) di non limitarsi a mandare un e-mail ma di mandare anche una lettera.

Commenti, critiche o segnalazioni?

Se avete qualche dettaglio o correzione da contribuire a quest'indagine antibufala, scrivetemi presso topone@pobox.com. Grazie!