Appello per Safiya Husseini Tungar-Tudu

Indagine iniziale: gennaio 2002. Ultimo aggiornamento: 5 dicembre 2004.

Indagini antibufala consultate dal 7/11/2003:


Questo appello è autentico ma obsoleto

L'appello è in perfetto stile "catena di sant'Antonio" e parla di una nigeriana, Safiya Husseini Tungar-Tudu, che verrebbe lapidata, secondo una delle versioni in circolazione, "per aver concepito un figlio - frutto di una violenza sessuale - al di fuori del matrimonio. La donna ha indicato il nome del presunto violentatore, che, sicuro dell'impunità, non si è neppure presentato ed è stato assolto per insufficienza di prove. Per la Sharia l'onere della prova è infatti a carico della vittima: diversamente, la donna nubile che concepisce un figlio è equiparata ad una adultera."

L'appello prosegue invitando a mandare e-mail a vari enti nigeriani e, naturalmente, a mandare copia dell'appello a tutti coloro che conoscete.

Sembra la classica leggenda metropolitana, nata sulla scia del dilagante "anvedi quanto so' cattivi 'sti musulmani" (sulla cui rispondenza a realtà si può discutere a lungo, ma non qui), con le classiche connotazioni sessuali ("ti sei comportata male, ora verrai punita in modo orribile"), ma stavolta l'appello è autentico, e Safiya è stata assolta e non verrà lapidata, in base alla sentenza emessa il 26 marzo 2002. Le è anche stata conferita una simbolica cittadinanza romana durante una visita in Italia, a settembre 2002.

Perché NON è una bufala

La storia di Safiya ha ormai fatto il giro del mondo ed è stata riportata da tutti i principali telegiornali, quotidiani e siti Web, per cui non vi è dubbio sulla sua autenticità di fondo. Il caso, insomma, è felicemente chiuso.

Ma quando l'appello via e-mail ha iniziato a circolare, nessun media ufficiale ne parlava. In Rete c'erano ben poche informazioni in merito. Riassumo qui le tappe principali della ricerca, che per fortuna ora servono soltanto come esempio di come procedo quando devo indagare su bufale di questo tipo, e soprattutto di come non bisogna mai fidarsi ciecamente del testo di un appello, anche quando è autentico.

L'indagine

Grazie a un lettore (gtraverso, che ringrazio) ho ricevuto varie versioni dell'appello, alcune delle quali contenevano altri dettagli della situazione. E' stato interessante notare come gli appelli si trasformavno man mano che venivano ritrasmessi: la cosiddetta "deriva digitale", o se preferite un termine meno forbito, l'effetto del "telefono senza fili" (quel vecchio gioco dove ci si mette in fila e Tizio bisbiglia una frase a Caio, Caio la bisbiglia a Sempronio, e così, via, e l'ultimo della fila pronuncia la frase ad alta voce, facendo ridere tutti per come si è alterata a furia di essere ripetuta imprecisamente).

Usando questi nuovi dettagli sono riuscito a trovare un riferimento assolutamente autorevole: Amnesty International. In particolare, ho usato la ricerca dei newsgroup di Google e ho trovato un messaggio nel newsgroup it.discussioni.leggende.metropolitane (che vi consiglio di frequentare, almeno in lettura), contenente un link a questa pagina del sito americano di Amnesty International (Amnesty International ha una sede italiana: info@amnesty.it, www.amnesty.it, Via Giovanni Battista De Rossi 10, Roma 00161. Tel. + 39 06 449 01):

http://www.amnesty-usa.org/action/nigeria11142001.html

Riassumendo e traducendo, Safiya Yakubu Hussaini (notate la deriva digitale all'opera: Tungar-Tudu è il nome della località dove abita, non è parte del nome della ragazza) è una trentenne divorziata di Tungar-Tudu, nello stato di Sokoto (Nigeria del nord). Il 14 ottobre 2001 è stata condannata alla lapidazione per adulterio, in quanto secondo la legge islamica locale (Sharia) l'adulterio comporta la pena capitale se l'individuo che la commette è sposato. All'epoca (i dati risalgono a gennaio 2002) la ragazza aveva un bambino di cinque mesi.

Notate ancora la deriva digitale in azione: non si parla di violenza carnale e Safiya non è punita in quanto nubile che concepisce un figlio, ma perché ha commesso adulterio con un uomo sposato. Dunque mai fidarsi del testo delle catene di sant'Antonio.

Amnesty suggeriva di mandare una lettera (NON un e-mail, troppo facile da cestinare: la lettera fa più effetto) all'ambasciatore nigeriano negli USA e ne forniva l'indirizzo e un testo precompilato, che chiedeva rispettosamente la conversione della sentenza di morte e di garantire che il diritto di appello legale di Safiya venga rispettato e applicato. Questo appello non è più necessario.

In seguito l'appello è stato diffuso anche da vari programmi televisivi italiani e stranieri, anche se questo in generale non costituisce necessariamente una prova certa. Ad esempio, la trasmissione Zapping di Radiouno ha dedicato una pagina Web a Safiya (http://www.radio.rai.it/radio1/zapping/safiya.htm) e ha seguito l'evolversi della situazione, raccogliendo e-mail da reinviare all'ambasciata della Nigeria a Roma e invitando a scrivere all'ambasciata stessa (il cui indirizzo è via Orazio 18, 00193 Roma).

Secondo un comunicato della medesima trasmissione Zapping (8 febbraio 2002), la donna nigeriana ha invece trentacinque anni e ha cinque figli: comunque sia, è in effetti "condannata a morte nello stato islamico di Sokoto, in Nigeria, per aver concepito una bambina fuori dal matrimonio." All'ambasciata nigeriana a Roma "sono state inviate centinaia di migliaia di e-mail, fax e lettere per chiedere la revoca della barbara condanna o una grazia da parte del presidente della Nigeria, Obasanjo. Le sole e-mail, lettere e fax arrivate alla redazione del programma del Giornale Radio hanno ormai superato quota 100.000."

La trasmissione ha promosso fiaccolate e manifestazioni e "intende continuare con iniziative di sensibilizzazione dell'opinione pubblica per esercitare una più forte pressione nei confronti delle autorità nigeriane, in vista del processo di appello che si aprirà il 18 marzo [2002] a Sokoto." All'iniziativa di Zapping hanno aderito "il Ministro per la Pari Opportunità, Stefania Prestigiacomo, numerosi parlamentari, presidenti di Regione, Province, Sindaci, numerosi circoli, associazioni culturali, religiose, sindacali, quotidiani, settimanali e radio locali. In questi giorni [febbraio 2002] si trova in Nigeria un inviato speciale di "Zapping" per intervistare Safiya e per raccontare tutti i retroscena della delicata vicenda. Si tratta dell'unico giornalista europeo, Leopoldo Innocenti, che si è recato in questa tormentata regione dell'Africa per verificare da vicino tutti gli aspetti di una storia che ha assunto ormai un significato emblematico."

Con l'evolversi della vicenda, all'appello originale si sono aggiunte versioni più aggiornate, come questa:

Soltanto in queste ultime ore è stato reso noto che Safiya sarà giudicata in appello lunedì prossimo: La tesi della difesa si baserà sia sul fatto che si é trattato di violenza carnale sia sul fatto che in ogni caso il reato sarebbe stato compiuto prima dell'introduzione della sharia.

Quanto al resto: il ministro federale nigeriano di grazia e giustizia, che aveva garantito che Safiya non sarebbe stata uccisa, è stato ammazzato il 23 dicembre scorso. Ed è stato assassinato tre giorni fa anche il segretario particolare del presidente della Corte federale. Sono delitti "comuni" o episodi legati al durissimo (anzi: sanguinoso) conflitto in atto nel paese fra cristiani e musulmani.

E' in questo clima che sarà esaminato l'appello di Safiya. I missionari del PIME consigliano di scrivere SUBITO, e fare scrivere, nuovi appelli in favore di Safiya mandandoli questa volta per e-mail, data la ristrettezza dei tempi al seguente indirizzo della Permanent Mission of Nigeria to the United Nations

http://www.nigerianmission.org/feedback.htm

Per chi è poco pratico di Internet e/o non conosce l'inglese, ecco come fare:

1) sulla pagina troverete la scritta "What kind of comment woud you like to send?" Selezionate SUGGESTION

2) "What about us do you want to comment on?" Selezionate (other) e poi in OTHER scrivete "Safiya Hussaini"

3) Nel riquadro successivo ("Enter your comments in the space provided below:) scrivete "WE WANT SAFIYA HUSSAINI ALIVE!"

4) Completate con i vostri dati e spedite (selezionando il bottone "Submit comments").

Ricordiamoci che nessuno farà quello che potremmo fare noi.

Mi raccomando è importante e non ci costa nulla!!!!

E fate girare questa mail!

Facciamo in fretta e stampate il testo dei suggerimenti per fare prima a compilare il commento, ciao.

Questa versione conteneva una piccola inesattezza, ma per il resto era corretta. Infatti non era vero che "soltanto in queste ultime ore è stato reso noto che Safiya sarà giudicata in appello lunedì prossimo" (ossia il 18 marzo 2002): la data era nota da tempo, come indica il comunicato della trasmissione Rai "Zapping" del 5 marzo 2002.

L'indirizzo citato nell'appello (http://www.nigerianmission.org/feedback.htm) è/era anch'esso valido. In particolare, contiene anche rimandi ai giornali nigeriani, fra cui Nigeria Today (http://www.nigeriatoday.com/), che riportava alcune notizie (senza data) sul caso di Safiya.

Presso la BBC trovate alcuni dettagli sul caso: un articolo del 14 gennaio 2002 e uno del 23 gennaio 2002, entrambi con foto di Safiya e della figlia Adama.

Stando al telegiornale RAI di Raiuno del 18/3/2002, l'udienza di appello per Safiya è stato rimandato al 25/3/2002. Intorno alla stessa data, il caso di Safiya è stato oggetto di un ampio servizio nel programma TV7 di Raiuno.

Il 25 marzo 2002 si è tenuta l'udienza di appello e Safiya è stata assolta (http://news.bbc.co.uk/hi/english/world/africa/newsid_1891000/1891395.stm).

Purtroppo questo non significa la fine delle lapidazioni per le altre donne accusate dello stesso crimine in Nigeria. Questo caso, infatti, è stato seguito dalla condanna in Nigeria di un'altra donna, Amina Lawal. La relativa indagine antibufala è presso http://www.attivissimo.net/antibufala/amina/amina_lawal.htm.

Aggiornamento: Safiya ha mentito? (5 aprile 2002)

Stando a un'intervista del settimanale "Oggi" e a un comunicato ANSA (2002-04-02 - 20:09:00), Safiya avrebbe mentito quando affermava di essere stata violentata.

Il comunicato Ansa dice infatti:

'Non sono stata violentata. Ho mentito per salvarmi la vita': questa, riferisce 'Oggi' in un'anticipazione, è la confessione che Safiya Akgu-tudu, 36 anni, ha fatto alla giornalista del settimanale che l'ha raggiunta a Sokoto (Nigeria) dopo che a sorpresa è stata assolta in appello dai giudici islamici in seguito a una mobilitazione internazionale. La donna nigeriana era stata condannata in primo grado alla lapidazione perché era diventata madre senza essere sposata. (ANSA).

E' abbastanza sconfortante scoprire che la grande mobilitazione è servita a salvare una donna che ha consapevolmente commesso un reato (almeno per gli standard del suo paese), ma pazienza: si è comunque salvata una vita umana da una pena barbara come la lapidazione. Non si capisce però il motivo della confessione: perché vantarsi di aver mentito? Forse il tutto è frutto di una colossale ingenuità da parte di Safiya.

Alcuni lettori, inoltre, hanno obiettato che la notizia potrebbe essere stata inventata di sana pianta da una giornalista in cerca dell'ultimo scoop su questa vicenda. Considerato il bassissimo livello del giornalismo (in particolare di quello italiano), l'ipotesi non è da scartare, ma ha comunque bisogno di conferme che al momento non ci sono.

Aggiornamento: Safiya cittadina romana onoraria (9 settembre 2002)

Dal sito di Repubblica.it (http://www.repubblica.it/news/ired/ultimora/rep_nazionale_n_274041.html) traggo la notizia che il 9 settembre 2002 Safiya è stata accolta in Campidoglio dal sindaco di Roma, che ha avuto con lei un colloquio privato, e che le è stata conferita la cittadinanza romana onoraria durante una seduta straordinaria del consiglio comunale. Preciso solo per chiarezza che la “cittadinanza” conferitale è puramente onoraria e non le concede diritto di residenza o altri diritti legali.

Avvertimenti di rito: i difetti delle "raccolte di firme" via e-mail

Il successo della campagna per Safiya è un risultato notevole, ma non deve indurre a generalizzazioni. La campagna di e-mail ha avuto successo perché è stata affiancata da un' intensa copertura da parte dei giornali e delle televisioni. Senza questo supporto esterno, invitare le persone a mandare e-mail di protesta è pericoloso e spesso controproducente. Ecco perché:

Il mio consiglio, pertanto, è di non limitarsi a mandare un e-mail ma di mandare anche una lettera.